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23 AGOSTO

Oggi, ma nel 2006, a Strasshof, Natascha Kampusch, di 18 anni, viennese, riusciva a fuggire dalla prigionia impostale dal carceriere Wolfgang Priklopil, elettrotecnico, anche lui della capitale asburgica, di 44 anni, dopo 8 anni di segregazione. La vittima infatti, era stata rapita il 2 marzo 1998, a 10 anni, mentre andava a scuola.

La ragazzina (nella foto, particolare, uno dei manifesti indicanti la scomparsa della piccola Natascha) proveniva già da un contesto familiare difficile, essendo nata dalla breve relazione extraconiugale tra la sarta Brigitta Sirmy in Kampusch ed il fornaio Ludwig Koch. E aveva due sorellastre. La privazione della libertà era durata, per la precisione, 3096 giorni. Mentre Natascha riusciva a raggiungere la stazione di polizia, Priklopil si suicidava gettandosi sotto un treno, alla stazione di Vienna nord.

Di fatto il periodo di detenzione, in una cella di 3x4 metri, alta 1,6, chiusa con porta blindata, ricavata sotto il garage dell’abitazione del “nonno Oskar”, era stato caratterizzato da sevizie, angherie, violenze fisiche e psicologiche. Il caso destava particolare clamore mediatico e la vicenda veniva seguita particolarmente nel Belpaese. Soprattutto quando il 30 agosto di quel 2006, il quotidiano milanese “Corriere della Sera” riporterà l’ipotesi, successivamente smentita da altri media, del tabloid tedesco “BZ”, secondo la quale la malcapitata sarebbe stata in attesa dell’ipotetico figlio del suo aguzzino. Tra l’altro la protagonista sarà ospite di varie trasmissioni televisive. Il 9 settembre 2010, inoltre, uscirà “3096-tage”, libro resoconto che arriverà in Italia l’anno successivo e poi, il 25 febbraio 2013, verrà presentato l’adattamento cinematografico.