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24 GENNAIO
Oggi, ma nel 1900, a Roma, il ministro degli esteri Emilio Visconti Venosta, al sesto dei sette mandati in quell’incarico dal 1863 al 1901, e l’ambasciatore transalpino nella Capitale Camille Barrère, in carica nell’Urbe dal 1897 al 1924, stabilivano il confine tra la Somalia francese e quello del protettorato italiano di Raheita. Quest'ultimo era il villaggio della Dancalia, in Eritrea, al confine con Gibuti, colonia francese, in posizione chiave per l’accesso nel Mar Rosso, spazio d'acqua salata strategico per i traffici.
L’azione di Barrère nella Città eterna, nell’ambito del governo guidato dal generale Luigi Pelloux, in carica dal 29 giugno 1898, era tesa a neutralizzare la Triplice alleanza e a far riavvicinare il Belpaese alla sua nazione.
La questione del possedimento tricolore d'oltremare, destinato poi a divenire la colonia primogenita, era iniziata con l’acquisto, il 15 novembre 1869, dal sultano locale Beehan Dini, da parte dell’ex missionario lazzarista Giuseppe Sapeto, della striscia di terra costiera della baia di 6 chilometri di Assab per conto dell’armatore genovese Raffaele Rubattino, da utilizzare inizialmente come deposito di carbone e attracco per le navi commerciali. Poi era seguita la fastidiosa controversia con l'Egitto che rivendicava la proprietà territoriale.
Alla fine, a Rubattino, il 10 marzo 1882, era poi subentrato ufficialmente il governo italiano, in piena manovrava espansiva voluta dal ministro degli Esteri Francesco Crispi. Sapeto era stato commissario governativo di Assab dal 1870 al 1881. Con il regio decreto legge dell'1 gennaio 1890, numero 6592, l'Eritrea era divenuta legalmente colonia italiana.
Nel 1898 un drappello di soldati locali al servizio del regno d’Italia (nella foto, da "L’Illustrazione italiana", del 6 novembre 1898) aveva sorpreso dei marinai francesi sbarcati con dubbie intenzioni a Raheita dalla cannoniera “Scorpion”, come riportato poi anche in prima pagina dalla “Tribuna illustrata”, del 27 novembre di quell’anno, e ne era nato un caso di tensione diplomatica internazionale che aveva guastato la cordialità normalmente intercorsa tra Roma e Parigi.