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24 luglio

Oggi, ma nel 1979, a Roma, Benedetto “Bettino” Craxi, europarlamentare socialista, nonché segretario nazionale del Psi, rinunciava ufficialmente alla composizione del primo governo a guida socialista, per l’opposizione dei comunisti e dei democristiani. Così rimetteva il mandato esplorativo conferitogli dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini, socialista, dopo i risultati delle elezioni anticipate del 3 giugno precedente.

L’appuntamento con le urne era stato anticipato dopo il fallimento dell’esperimento della solidarietà nazionale. Nelle consultazioni se la Balena bianca aveva sostanzialmente retto, il Pci aveva perso il 4 per cento dei consensi, con il partito del garofano salito al 9,8 (nella foto, particolare), Craxi era stato eletto deputato Ue, nella prima tornata per il consiglio di Bruxelles, il 10 giugno 1979.

L’impasse craxiana darà il via libera all’esecutivo guidato, per la prima volta, da Francesco Cossiga dello Scudo crociato, con l’astensione dei socialisti. Ma l’operazione causerà non pochi malcontenti verso Bettino. Il 4 aprile 1980 sarà la volta del “Cossiga 2” e in quel contesto i socialisti non solo torneranno a fornire il loro sostegno, ma saranno nuovamente impegnati nel governo, dopo sei anni di assenza.

Nel dettaglio: con Franco Reviglio, alle Finanze, Lelio Lagorio, alla Difesa, Rino Formica, ai Trasporti, Aldo Aniasi, alla Sanità, Gianni De Michelis, alle Partecipazioni statali, Vincenzo Balsamo, al Coordinamento delle iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica, Massimo Severo Giannini, alla Funzione pubblica, Nicola Capria, agli Interventi straordinari nel Mezzogiorno. Per vedere Craxi presidente del Consiglio dei ministri bisognerà attendere il 4 agosto 1983.