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24 SETTEMBRE

Oggi, ma nel 1890, a New York, i vertici della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, ufficializzavano la decisione di rinunciare alla poligamia, tratto tra i più distintivi della Chiesa fondata, il 6 aprile 1830 a Fayette, da Joseph Smith. La caratteristica in questione dei mormoni era tra gli elementi di maggiore contrasto con la Santa sede. Lo stesso Smith riteneva che avere più mogli fosse pratica comandata da Dio e che l’unione con più di una vergine non ravvisasse peccato. Ciò nonostante la netta contrarietà della prima moglie Emma Hale, classe 1804 (nella foto, particolare, nel monumento realizzato da Florence Peterson Hansen, che l’ha eternata insieme al coniuge, davanti al Memorial museum di Temple Square, a Salt Lake City, nello Utah), impalmata il 18 gennaio 1827, a South Bainbridge, in Pennsylvania. Smith, vissuto tra il 23 dicembre 1805 ed il 27 giugno 1844, verosimilmente avrebbe contratto unione in Cristo con 48 donne, di età compresa tra i 14 ed i 59 anni. Entro la data della sua morte già 29 altri predicatori avevano portato avanti tale usanza. Il cattolicesimo di osservanza romana, dal 306, nel Concilio di Elvira, la futura Granada, in Spagna, nel canone 33, aveva imposto a vescovi, presbiteri e diaconi il divieto di avere relazioni sessuali con le proprie mogli e di generare figli. Tra le teorie inerenti i costumi di Smith, vi è quella della poliandria in luogo di sponsali eterni, quindi con significato più etereo rispetto alla comune convinzione di salire all’altare. Non a caso svariate delle donne che si erano maritate con il religioso autore del “Libro di Mormon” avevano già altri consorti.