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25 giugno

Oggi, ma nel 2013, a Bologna, veniva ritrovato il corpo senza vita di Silvia Caramazza, bolognese, commercialista, di 39 anni, nel congelatore a pozzetto nella camera da letto della sua abitazione in viale Antonio Aldini, uccisa, con 7 fendenti di attizzatoio da camino, presumibilmente, l’8 giugno precedente, dal fidanzato Giulio Caria, di 34, imbianchino originario di Berchidda, in provincia di Sassari. Caria verrà arrestato due giorni dopo, il 29 giugno, nelle campagne di Padru, con la Toyota Yaris grigia di lei. Il freezer era stato acquistato dal killer due giorni dopo l’omicidio, 10 giugno, e fatto consegnare da due fattorini.

Alla base del delitto ci sarebbe stato il tentativo della vittima (nella foto, particolare), figlia del ginecologo Giuliano Caramazza, appartenente alla borghesia agiata cittadina, di lasciarlo. Il rapporto si era trasformato da sentimentale a possessivo e la giovane donna, che verosimilmente aveva incontrato Caria dopo la separazione dal marito e una fase depressiva, veniva spiata, seguita e sottoposta a pressioni.

Inoltre, il ragazzo conduceva un tenore di vita agiato, soprattutto grazie alle risorse economiche di lei. Caria, che non confesserà mai l’agguato mortale, il 21 settembre 2014, verrà condannato a 30 anni di reclusione. Pena che, il 2 febbraio 2017, verrà confermata in via definitiva dalla Corte di cassazione.