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25 MAGGIO

Oggi, ma nel 2013, a Palermo, sul prato del Foro italico, Papa Francesco, davanti a 100mila fedeli, beatificava don Pino Puglisi, sacerdote assassinato, in “odium fidei”, da Salvatore Grigoli, con un colpo di pistola alla testa, a 56 anni, il 15 settembre 1993, nel capoluogo siciliano, a Brancaccio, per il suo impegno sociale. Era la prima vittima di mafia riconosciuta ufficialmente come martire dalla Chiesa cattolica. Pur non essendo il primo prete fatto fuori da Cosa nostra e più in generale eliminato dalla malavita perché ritenuto nocivo degli interessi delle cosche. La beatificazione di don Puglisi segnava la svolta definitiva, l’ulteriore presa di distanza, nei rapporti tra la criminalità organizzata dell’isola e il Vaticano. Mandanti dell’omicidio del religioso erano i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. E collaboratori all’esecuzione materiale erano Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone. Tutti assicurati alla giustizia.

Alla cerimonia di beatificazione (nella foto, particolare) presenziavano l’arcivescovo palermitano Paolo Romeo e il delegato pontificio Salvatore De Giorgi. Il 15 aprile 2013 erano stati traslati i resti mortali di don Puglisi, dal cimitero detto di Sant’Orsola all’interno della cattedrale palermitana, nella cappella dell’Immacolata concezione. Il 26 agosto 2015 verrà conferita a don Puglisi anche la medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, quale riconoscimento al suo estremo sacrificio da parte dello Stato italiano. La vicenda spirituale e terrena di don Puglisi era stata raccontata per la prima volta per il pubblico vasto dal regista Roberto Faenza. Nel film, del 2005, realizzato per la casa di produzione Mikado, poi trasmesso su Rai 1 anche in occasione della beatificazione, intitolato “Alla luce del sole”. Lungometraggio girato con l’attore Luca Zingaretti, apprezzato anche per il ruolo sul piccolo schermo del commissario Montalbano.