TODAY
25 OTTOBRE
Oggi, ma nel 1925, a Brno, in Cecoslovacchia, all’interno della fortezza dello Spielberg, la Società “Dante Alighieri”, presieduta da Enrico Skodnik, inaugurava il monumento ai martiri italiani che erano stati reclusi dagli austriaci nel carcere di massima sicurezza durante il Risorgimento, a cominciare dal patriota Silvio Pellico, autore de “Le mie prigioni”. Alla cerimonia erano presenti anche il ministro d’Italia Carlo Pignatti Morano di Custoza, giunto da Praga, il senatore Antonio Cippico, in rappresentanza del Comune di Saluzzo, che aveva dato i natali a Pellico, nel 1789. Il monumento era stato ideato dall’architetto italiano Mario Stanich-Sardi, residente a Brno, posto a metà della collina del castello, fatto edificare nel XIII secolo dal re ceco Premysl Otakar II, constava in un blocco esagonale di travertino fiancheggiato da due fasci littori in bronzo.
A sormontare vi era la lupa romana con i gemelli. Poi vi era apposta la targa con i nomi dei reclusi e delle vittime tricolori lasciate patire dal governo di Vienna per aver mantenuto la loro fedeltà al Belpaese. L’organizzazione era affidata al tenente colonnello Giulio Pellicelli. In quel luogo il 13 giugno 1823 era stato sepolto il conte Fortunato Oroboni, di Fratta Polesine. Contestualmente veniva inaugurato il Museo dedicato alla detenzione dura degli eroi risorgimentali col tricolore: il già menzionato Pellico, Pietro Maroncelli, Federico Confalonieri ed altri. Erano stati inchiavardati nelle anguste e buie stanzuole di pietra, rei di aver cospirato contro gli Asburgo. Venivano messi in bella mostra i cimeli (nella foto, particolare, gli occhiali, penna e calamaio ed altri effetti personali di Pellico, insieme a varie edizioni delle sue memorie) usati nella quotidianità dai detenuti politici ridotti, proprio per la loro condizione, ad un’esistenza ai limiti della sopportazione umana.
A tal punto che, dopo la pubblicazione del capolavoro letterario di Pellico, per i tipi dell’editore Giuseppe Bocca, di Torino, nel 1832, nel quale venivano raccontati, senza edulcorazioni, gli 8 anni di segregazione, dal 1822 al 1830, il libro verrà ritenuto dal cancelliere di Stato dell’impero austriaco Klemens von Metternich aver causato più danni all’Austria di una guerra perduta.