TODAY
27 novembre
Oggi, ma nel 1798, in località Campomicciolo di Terni, le truppe francesi, guidate dal generale Louise Lemoine, che erano state chiamate a sostenere l’esperimento della Repubblica romana, proclamata il 15 febbraio 1798 con Francesco Riganti come console, sorella della prima Repubblica francese, avevano la meglio sull’armata del regno di Napoli, che, invece, era accorsa a restaurare l’autorità papale che era stata scalzata proprio dai francesi, col generale Louis Alexandre Berthier.
La colonna napoletana era composta da 4mila soldati e poteva contare su svariati pezzi di artiglieria. Proveniva da Rieti, che era stata occupata proprio per finalità strategiche, in vista dell’assalto a Terni, così da poter strappare la città al controllo francese. I cugini d’oltralpe, infatti, erano numericamente più esigui. Il generale Lemoine (nella foto, particolare, immortalato con la lettera di congratulazioni del Direttorio rivoluzionario francese di Palazzo del Lussemburgo, a Parigi, Paul Barras, Louis Lepeaux, Jean Reubell, Philippe de Douai, Jean Treilhard, recapitatagli proprio per il successo riscosso con le armi a Terni), originario di Saumur, classe 1764, pur essendo un abile stratega, disponeva di 1.500 uomini e non sarebbe mai riuscito a respingere l’assalto partenopeo se non fosse stato raggiunto dalla mezza brigata di rincalzo, condotta dal generale Simon Dufesse, che col suo intervento riusciva a riequilibrare le forze presenti sul campo di battaglia. La vittoria transalpina veniva comunque ottenuta grazie all’abilità del condottiero, già napoleonico: attraverso la sortita a sorpresa attuata sulla colonna di Ferdinando I di Borbone, che era ancora in marcia, portandola allo sbandamento e alla fuga. I francesi catturavano anche 400 prigionieri, tra i quali figurava pure il colonnello Sanfilippo, guida dei napoletani.
Grazie all’espediente studiato da Lemoine lo scontro avveniva fuori dalle mura cittadine di Terni, prima della frazione Papigno, risparmiando in tal modo vittime civili, ma soprattutto cogliendo di sorpresa il forte schieramento borbonico. Di questo verrà ringraziato dall’intera cittadinanza quando, finita la battaglia, rientrava a Terni accolto con calorosi festeggiamenti. Il risultato trionfale portava alla nascita dell’effimera Repubblica giacobina di Terni, che reggerà fino al 14 agosto 1799. In quella data, infatti, l’esercito austro-russo, del generale sovietico Aleksandr Suvorov, rappresentante del Sacro romano impero, porrà fine al dominio repubblicano francese del dipartimento del Clitunno. Quest’ultimo era una diramazione della Repubblica romana, avente capoluogo a Spoleto, sorto il 2 marzo 1798.
Contestualmente alla fine della Repubblica giacobina di Terni veniva ripristinata la sovranità del successore di San Pietro, Papa Pio VI -al secolo Giovanni Angelico Braschi, cesenate, del 1717, tra l’altro artefice dell’avvio della bonifica dell’Agro Pontino, che era stato brutalmente deposto, il 20 febbraio 1798, arrestato e costretto all’esilio a Siena, nel Granducato di Toscana, Stato reputato neutrale, retto da Ferdinando III d’Asburgo-Lorena- che terminerà il proprio pontificato il 29 agosto 1799, dando poi spazio al successore, Pio VII. La claudicante Repubblica romana terminerà la propria breve esistenza, il 30 settembre 1799, con Ennio Quirino Visconti in qualità di console.