TODAY
27 settembre
Oggi, ma nel 2001, a Zugo, in Svizzera, all’interno della sede del parlamento cantonale, Friedrich Leibacher, di Zugo, classe 1944, travestito da poliziotto, apriva il fuoco con un fucile d’assalto Sig Pe 90, una pistola Smith & Wesson 19-7, un fucile Remington 870 exp, una pistola Sig Sauer P232 Sl, una bomba incendiaria auto-costruita, sparando complessivamente 91 colpi, uccidendo 14 persone, tra le quali 3 consiglieri di Stato e 11 gran consiglieri, ferendone 15, prima di suicidarsi.
La motivazione del gesto sarebbe stata, presumibilmente, un contenzioso amministrativo tra il killer e il governo locale. Ma a Leibacher erano stati diagnosticati problemi di disturbo della personalità e di alcolismo, dal 1995 percepiva una rendita d’invalidità al 50 per cento. Comunque dopo la strage (nella foto, particolare dell’arrivo dei primi soccorsi) il cantone creerà un ufficio del difensore civico, per mediare tra autorità amministrative e cittadini. Ma verranno presi provvedimenti anche per migliorare la sicurezza dei palazzi delle istituzioni.
L’Italia sarà coinvolta nella vicenda poiché il senatore a vita nonché presidente del Consiglio dei ministri emerito, Giulio Andreotti, rivelerà, attraverso un’intervista rilasciata al quotidiano conservatore Libero, diretto dal giornalista Vittorio Feltri, del verosimile coinvolgimento del capo di Al Quaida Osama Bin Laden nella sparatoria. Questo, secondo quanto riportato da fonti non rivelate dei servizi segreti tricolore. Secondo tale indiscrezione l’atto di Zugo non sarebbe stato il gesto isolato di una persona, benché con questioni in sospeso nei confronti dell’ente cantonale, ma comunque disturbata, bensì un’azione terroristica di portata internazionale.
Questione che avrebbe assunto ancor più peso se collocata a ridosso dell’attacco, dell’11 settembre precedente, avvenuto alle due torri del World trade center di New York da parte di kamikaze islamici. Inoltre, anche il settimanale italiano Panorama aveva pubblicato, prima della irruzione di Leibacher, un reportage proprio su Zugo mettendo in risalto il ruolo della cittadina come centrale di smistamento per il traffico planetario di armi dall'Europa verso l’Egitto e l’Iran. Tra l’altro le notizie riservate provenienti, verosimilmente, sempre dai servizi segreti del Belpaese, sottolineavano anche la permanenza piuttosto lunga dell’attentatore in Medioriente e il suo contatto con gruppi del terrorismo arabo. Il 23 ottobre 2003 verrà resa nota la conclusione dell’inchiesta elvetica: stabilirà che Leibacher abbia agito da solo, per motivazioni personali, che fosse in grado d’intendere e di volere nonostante i suoi problemi mentali, e che avesse pianificato l’esecuzione della mattanza nei minimi dettagli.
Prima di agire l’omicida-suicida aveva regolato la sua situazione finanziaria, trasferendo 350mila franchi svizzeri in un istituto di credito del Lussemburgo, venduto la sua abitazione di Seelisberg, scritto una lettera d’addio alla madre, fatto testamento nella Repubblica Dominicana, lasciato disposizioni ad una agenzia di pompe funebri per la sua cremazione. Le vittime erano: Peter Bossard, Monika Hutter-Hafliger, Jean-Paul Flachsmann, Herbert Arnet, tra i componenti del parlamento cantonale, quest’ultimo con funzione di presidente. Poi: Martin Dobell, Dorly Heimgartner, Kurt Nussbaumer, Konrad Hausler, Erich Iten, Karl Gretener, Willi Wismer, Heinz Gruter, Kathi Langenegger, tra i consiglieri cantonali.