TODAY
28 agosto
Oggi, ma nel 1980, a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo, sicari inviati dal boss mafioso Gerlando Alberti uccidevano, per vendetta, nel suo hotel, davanti alla moglie Giovanna, di 44 anni, l'imprenditore palermitano Carmelo Iannì (nella foto, particolare), di 46.
Quest’ultimo, classe 1934, era il titolare dell'albergo Riva Smeralda, rilevato nel 1977. L'ordine di far fuori Iannì, reo di aver permesso ai poliziotti di infiltrarsi tra il personale della sua struttura ricettiva, era partito dal carcere dell’Ucciardone di Palermo dove Alberti, originario del capoluogo siciliano, del 1924, soprannominato "U Paccarè" ovvero l'imperturbabile, affiliato alla famiglia mafiosa palermitana di Porta Nuova, guidata da Giuseppe “Pippo” Calò, pioniere della rappresentanza criminale di Sicilia a Milano dal 1961, prima nel controllo del traffico di sigarette di contrabbando e poi di stupefacenti, era stato rinchiuso dopo essere stato arrestato, da latitante, due giorni prima, il 26 agosto, a Trabia, sempre nel palermitano, in una raffineria di eroina, insieme ad André Bousquet. Gli esecutori materiali del regolamento di conti costato la vita a Iannì non verranno mai identificati.
L'operazione sotto copertura avvenuta a Riva Smeralda, con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, era stata pensata per catturare il chimico marsigliese Bousquet, che alloggiava proprio in uno dei tre piani di Riva Smeralda, giunto dalla Francia per istruire Cosa nostra nel raffinare droga destinata poi soprattutto al mercato estero. Nell’agosto 1980 il fenomeno del pentitismo era agli albori e riguardava per lo più casi di terroristi rossi passati a collaborare con la giustizia per avere degli sconti di pena. Ma in ambito mafioso il discorso era nettamente diverso. E l’ipotesi di un aiuto così concreto alle forze dell’ordine da parte di un cittadino qualunque destava scalpore, particolarmente in un contesto geografico ad elevato tasso di omertà. Iannì era stato tradito dal fatto che gli stessi poliziotti infiltrati avevano poi ammanettato Alberti e Bousquet, palesando la sua partecipazione alla retata.
Dopo l'assassinio, Iannì, che era anche padre di tre figlie, Liliana, di 18 anni, Roberta, di 16, Monica, di 11, verrà anche ingiustamente accusato di essere legato ad ambienti malavitosi. Voci simili, benché prive di fondamento, si leveranno anche per il fatto che la ristrutturazione dell’hotel lo aveva fortemente indebitato. La richiesta, avanzata dai famigliari, di un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, con la concessione della medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, verrà a lungo rigettata e poi accolta solo a distanza di 39 anni. La medaglia verrà consegnata alle figlie, il 2 giugno 2019, nella cerimonia organizzata nella palermitana Villa Pajno, essendo la moglie scomparsa nel marzo di quell’anno. Nel 2017, intanto, in occasione dell'anniversario dell'omicidio, il 28 agosto, l'amministrazione municipale di Carini intitolerà alla sua memoria proprio la via situata davanti all'ex pensione Riva Smeralda.