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28 luglio
Oggi, ma nel 1944, a Venezia, in Ca’ Giustinian, venivano giustiziati, per rappresaglia, su decisione del tribunale straordinario convocato da Pietro Cosmin, fascista, referente della provincia, 13 detenuti politici. Dopo un processo farsa, venivano fucilati, alle 5, contro le macerie del fabbricato storico, che due giorni prima il commando partigiano agli ordini del Comitato di liberazione nazionale aveva fatto esplodere in quanto ospitante la sede del comando di zona della Guardia nazionale repubblicana e l’ufficio di collegamento con i nazisti.
Le vittime (nella foto, particolare, i loro volti dalla sezione bellica del Museo della Bonifica di San Donà di Piave) erano: Attilio Basso, Stefano Bertazzolo, Francesco Biancotto, Ernesto D’Andrea, Giovanni Felisiati, Angelo Gressani, Enzo Gusso, Gustavo Levorin, Venceslao Nardean, Violante Momesso, Amedeo Peruch, Giovanni Tamai, Giovanni Tronco.
Erano tutti originari di San Donà di Piave e dintorni. Il più giovane era Biancotto, di 18 anni, il più grande era Gressani, di 48. Nonostante la mattanza, il 30 luglio successivo, con comunicato della prefettura della città lagunare, verrà posta la taglia di 1 milione di lire sugli attentatori del 26, che avevano agito per dimostrare la vivacità della resistenza locale. In onore del più piccolo dei passati per le armi, la formazione garibaldina cittadina veniva chiamata “Brigata Biancotto”. Ai 13 martiri verrà intitolata la calle del luogo dell’eccidio.