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28 MAGGIO

Oggi, ma nel 1980, a Milano, in via Andrea Salaino, il gruppo di fuoco della Brigata “XXVIII marzo”, composto da Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Manfredi De Stefano, Daniele Laus e Francesco Giordano, assassinava, con cinque colpi di pistola, il giornalista del "Corriere della Sera" Walter Tobagi, di 33 anni. Tecnicamente a sparare erano Marano e Barbone. L’organizzazione terroristica di estrema sinistra nel nome ricordava lo scontro armato, tra carabinieri e brigatisti, avvenuto a Genova, nel covo di via Umberto Fracchia 12, il 28 marzo di quel 1980, su confessione del pentito delle Br Patrizio Peci, costato la vita a Riccardo Dura, Lorenzo Betassa, Piero Panciarelli e Annamaria Ludmann, dell’organizzazione della stella a cinque punte, oltre al ferimento del maresciallo dell’Arma Rinaldo Benà. L’omicidio di Tobagi (nella foto, particolare, la scena del crimine con ancora il cadavere a terra) rientrava nella strategia della “eversione rossa” di attacco ai riformisti: poiché questi accorciavano la potenzialità e la violenza dello scontro. Non a caso, il cronista veniva eliminato poco dopo il delitto del magistrato pescarese Emilio Alessandrini, del 29 gennaio 1979, sempre nel capoluogo lombardo. Dopo l’agguato mortale al sindacalista CGIL dell’Italsider Guido Rossa, del 24 gennaio 1979. In ordine cronologico, poco prima di Tobagi, era stato freddato, il 19 marzo di quel 1980, all’interno dell’Università statale della città ambrosiana, il giudice Guido Galli. Tra i sei condannati, rei dell’azione contro Tobagi, in particolare, a Barbone e Morandini verranno comminate pene esigue, 8 anni e 9 mesi di carcere, poiché collaboreranno con la giustizia.