TODAY
29 giugno
Oggi, ma nel 1968, a Roma, la Commissione disciplinare del ciclismo professionistico italiano confermava la condanna per doping inflitta a: Franco Bodrero, della Molteni; Felice Gimondi, della Salvarani; al francese Raymond Delisle, della Peugeot; allo svizzero Peter Abt, della Zimba; Gianni Motta, della Molteni; Franco Balmamion, della Molteni; all’iberico Mariano Diaz, della Fagor; Mario Di Toro, della Kelvinator; allo spagnolo Joaquin Galera Magdelano, della Fagor; al belga Victor Van Schil, della Faema.
Erano risultati positivi ai controlli effettuati nel Giro d’Italia di quell'anno, edizione numero 51 della corsa rosa, disputata dal 20 maggio al 12 giugno precedenti, con partenza da Campione d'Italia e arrivo a Napoli, vinta dal belga Eddy Merckx, della Faema. I più famosi ciclisti professionisti dell'epoca, per la prima volta in numero così consistente, infangavano lo sport più seguito dagli italiani insieme al calcio. La notizia era stata anticipata, il 14 giugno, dal telegiornale della sera della Rai, come anticipazione diramata direttamente dall’organizzazione del Giro. Dal 14 al 29 giugno il Belpaese era rimasto in apprensione: in attesa degli sviluppi della vicenda e in ansia di conoscere il verdetto finale. Alle Olimpiadi di Roma del 1960, il ciclista danese Knud Enemark Jensen, classe 1936, rappresentante della sua selezione nazionale, era caduto durante la 100 chilometri a squadre ed era entrato in coma. Poi era morto, nell'ospedale Sant'Eugenio dell'Urbe, per la frattura del cranio riportata nell'impatto con l'asfalto, il 26 agosto di quel 1960.
L'immagine dell'atleta accasciato sulla sua bici (nella foto, particolare), all'altezza di Casal Palocco, aveva fatto il giro della stampa internazionale. All’inizio i più avevano pensato fosse stato colto da malore, causato dall'insolazione per i 42 gradi di quella giornata capitolina, ma l’autopsia aveva rivelato chiaramente che avesse perso l'equilibrio mentre era in sella per intossicazione da stimolanti, tra i quali figurava anche il Ronicol, somministrati per via endovenosa, contenenti alcol di nicotinile tartrato, principio attivo che funzionava da dilatatore dei vasi periferici, per favorire l'afflusso di sangue, ma che portava a forti cali di pressione. Proprio per quel decesso dubbioso, nel 1967, il Comitato internazionale olimpico aveva istituito la commissione medica incaricata di effettuare controlli antidoping nei giochi a cinque cerchi sia invernali di Grenoble che estivi di Città del Messico. E in quest’ultima occasione il Cio aveva applicato la prima squalifica per doping. Con il pentatleta svedese Hans Lil Jenwall costretto, col resto dei suoi compagni di squadra, a restituire la medaglia di bronzo non individuale perché positivo all’alcol test. Per effetto dei provvedimenti della federazione ciclismo nazionale del 29 giugno 1968 veniva revocata la vittoria di tappa a Motta, la seconda della gara, da Novara a Saint Vincent, del 22 maggio precedente, assegnata d’ufficio a Merckx. Stessa sorte toccava a Bodrero per il trionfo sul Blockhaus, sulla Majella, nella frazione partita da Rocca di Cambio, l’11 giugno, la numero 21, assegnando la vittoria a Franco Bitossi, della Filotex. Di Toro, originario di Atessa, in provincia di Chieti, futuro presidente del Comitato ciclistico abruzzese, non si era proprio presentato al controllo antidoping al termine dell’ultima frazione e il suo caso aveva creato non poco clamore tra gli addetti ai lavori.
Seguiranno alcune revisioni della penalità imposta dall’antidoping come nel caso di Gimondi. Il campione bergamasco di Sedrina riuscirà a dimostrare di aver assunto fencamfamina, stimolante ancora non proibito, al posto dell’anfetamina, vietate, e verrà reintegrato nell’ordine d’arrivo.