TODAY
3 giugno
Oggi, ma nel 1990, in tutta Italia, per la prima volta il referendum abrogativo popolarmente noto come "referendum per l’abolizione della caccia" non raggiungeva il quorum così la consultazione veniva dichiarata non valida, secondo quando previsto dall'articolo 75 della Costituzione. Dal 12-13 maggio 1974, date del primo referendum abrogativo nel Belpaese, quello sul divorzio, era la prima volta che tutto lo sforzo organizzativo risultasse nullo, ossia non producesse esito valido dal punto di vista numerico. I quesiti previsti dal massimo esercizio di sovranità popolare del 3 giugno 1990 erano tre: abolizione o per meglio dire diversa regolamentazione della caccia, in particolare si mirava alla cancellazione di alcune parti della legge numero 968 del 27 dicembre 1977 recante “Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia”; l’accesso dei cacciatori ai fondi privati, che era il quesito meno controverso; l’uso dei fitofarmaci e dei pesticidi nelle colture alimentari.
A promuovere la consultazione referendaria erano stati i Radicali, i Verdi, Democrazia proletaria, il Partito comunista, il Partito, socialista che anche se non direttamente comunque aveva appoggiato tutta l’operazione, e le associazioni ambientaliste tra le quali figuravano anche Wwf, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli. Per il quesito numero 1 i “si” erano 92,2 per cento, contro il 7,8 dei “no”, col 43,36 di affluenza alle urne. Per il numero 2 i “si” erano 92,28 e i “no” 7, 72, col 42,92 di affluenza. Per il numero 3 i “si” erano 93,51 e i “no” 6,49, col 43,11 di affluenza. Complessivamente l’affluenza registrata era però del 43,36 per cento. Per il quesito sulla caccia, il numero 1, che era anche il più controverso, gli italiani che si recavano alle urne (nella foto, particolare di un punto di raccolta firme per l’indizione del referendum, a Milano, dall’archivio Rcs del quotidiano “Corriere della Sera”) erano 20.482.359 su 47.235.285 votanti. Le schede bianche o nulle erano 1.187.128 pari al 5,8 per cento.
L’accorato appello alla partecipazione in massa al referendum e al votare “si” a tutti e 3 i quesiti di uno dei personaggi televisivi più seguiti del tempo, Maurizio Costanzo, componente di rilievo del Comitato promotore del referendum, lanciato su Rai 1, non produceva i risultati auspicati. Tutto l’iter che aveva condotto alla consultazione referendaria del 3 giugno 1990 era stato preceduto da un vivace dibattito, politico e non solo, che era andato in scena nelle sedi istituzionali come nelle piazze cittadine, su e giù per lo Stivale.
Si erano susseguiti giorni e giorni di feroci discussioni che vedevano lo schieramento degli appassionati delle doppiette contrapposto al fronte costituito da ambientalisti, animalisti ed ecologisti a vario titolo. Il 15 giugno 1997, nella consultazione referendaria che interesserà 7 quesiti, dei 30 inizialmente proposti dal Club Pannella-Riformatori, ugualmente non verrà raggiunto il quorum. Le urne saranno previste soprattutto su: Ordine dei giornalisti, obiezione di coscienza, privatizzazioni e "golden share", carriera e incarichi extragiudiziari dei magistrati e, nuovamente, il quesito sull'accesso dei cacciatori nei terreni agricoli privati.