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3 SETTEMBRE

Oggi, ma nel 2001, a Roma, il tumore alla gola si portava via, a 71 anni, l’attore e doppiatore Ferruccio Amendola, tra l’altro, voce italiana della star di Hollywood, Robert De Niro. Proprio quest’ultimo lo aveva pubblicamente elogiato e ringraziato per il lavoro, svolto con grande maestria, nella cerimonia di consegna dei Telegatti, il 7 maggio 1991, a Milano, al teatro Ventaglio nazionale, nell’VIII edizione del Gran premio internazionale dello spettacolo (nella foto, particolare, da sinistra Raffaella Carrà, conduttrice dell’evento, con Corrado Mantoni, il già menzionato divo newyorkese e Amendola).

Ferruccio, nato a Torino nel 1930, figlio d’arte, poiché il padre Federico e la madre Amelia Ricci recitavano a teatro ed era nipote di Mario Amendola, commediografo e sceneggiatore, aveva esordito sul grande schermo a 13 anni, nel 1943, nel film “Giamburrasca”, del regista Sergio Tofano. Due anni dopo, nel 1945, aveva debuttato nel doppiaggio, dando voce al piccolo Vito Annicchiarico, di 11 anni, nel capolavoro di Roberto Rossellini, “Roma città aperta”. Anche avendo iniziato come interprete, a teatro, con la compagnia meneghina di Nino Besozzi e Armando Falconi, dal 1968 si era dedicato prevalentemente al doppiaggio. Aveva dato voce anche a Sylvester Stallone, Al Pacino, Dustin Hoffman, Tomas Milian e Bill Cosby. Prestando, fino alla chiusura, nel 1994, la sua opera per la Cooperativa doppiatori cinematografici, fondata nella Capitale, nel 1945, da Giulio Panicari. Poi, dal ’94 alla morte, nella propria società, originariamente Compagnia doppiatori, poi Cine dubbing. Dal 1980 fino al 1990 era stato super popolare come protagonista dello spot pubblicitario televisivo dell’ammorbidente liquido Vernel della Henkel, quale alfiere catodico della «morbidezza imbattibile». Anche il figlio Claudio, avuto nel 1963 dalla prima moglie Rita Savagnone, attrice e doppiatrice, aveva proseguito onorando la tradizione familiare.