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30 luglio

Oggi, ma nel 1756, a Puskin di San Pietroburgo, in Russia, l’architetto italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli, consegnava all’imperatrice Elisabetta il palazzo di Caterina, intitolato alla madre, completato dopo 40 anni di lavori. Rastrelli, di 56 anni, nato a Parigi, e poi naturalizzato russo, era figlio dello scultore fiorentino Carlo Bartolomeo. I lavori erano cominciati nel 1717, proprio su volere di Caterina I, ma l’iter era stato particolarmente tortuoso per via della sontuosità della commessa.

Il progetto iniziale era del tedesco Johann Friedrich Brownstein, poi nel 1752 era subentrato Rastrelli junior e c’era stata l’opzione di adottare lo stile rococò flamboyant. La fase di restyling lasciava reali e dignitari russi, ma anche gli ambasciatori stranieri, di stucco per la ricchezza dei particolari e per la maestosità della facciata (nella foto, particolare) lunga 325 metri. Ed anche per l’impiego di oltre 100 chilogrammi d’oro per le rifiniture. Rastrelli figlio si era già occupato, dal 1747 al 1755, della reggia di Peterhof, sulle rive del golfo di Finlandia, e stava lavorando al Palazzo d’inverno, sempre di San Pietroburgo. Tutte residenze degli zar.

All’ultimo capolavoro menzionato, in particolare, era impegnato dal 1754 e vi darà man forte fino al 1762. Francesco Bartolomeo Rastrelli ed il suo genio saranno tuttavia accantonati da Caterina II, che sarà in carica dal 9 luglio 1762, che reputerà lo stile adottato eccessivamente antiquato. Dopo essersi ritirato in Curlandia, futura Lettonia, Rastrelli figlio, mestamente, si dedicherà soprattutto a commerciare opere d’arte con faccendieri del Belpaese.