TODAY
31 OTTOBRE
Oggi, ma nel 1917, a Roma, a Palazzo Giustiniani, sede nazionale del Grande Oriente d’Italia della massoneria di rito scozzese, veniva ucciso, da Lorenzo D’Ambrosio, a colpi di pistola, il gran maestro aggiunto Achille Ballori, sovrano gran commendatore, in attesa di prendere il posto di Ettore Ferrari, gran maestro supremo, dimissionario. Ballori, nativo di Cormano di Pisa, classe 1850, già assessore all’Igiene e vicesindaco al Comune della Capitale, sotto l’amministrazione di Ernesto Nathan, medico, direttore del Santo Spirito e Ospedali Riuniti della Città eterna, aveva 67 anni. L’assassino, di 47, originario di Avellino, farmacista, si presentava come “Giobbe Giobbi”, sparava quattro colpi, con il suo revolver Smith & Wesson, calibro 7,65, dei quali uno faceva cilecca, due non erano letali ed il terzo, entrato dalla schiena, spappolava il cuore (nella foto, particolare, il delitto di Palazzo Giustiniani nella notizia riportata su il quotidiano “Il Fronte interno”, del 2 novembre 1917).
Verrà arrestato il giorno dopo, alle 15.30, in via Torino, dinanzi l’abitazione dell’ex Gran maestro, nonché già primo cittadino capitolino Nathan. Il killer, che, in seguito, era stato portato nel commissariato di Pubblica sicurezza di via Magnanapoli, era anarchico individualista, antimassonico, con un’avversione psicotica nei confronti delle logge e dell’obbedienza, sviluppata quando prestava servizio militare insieme al commilitone Michele Angiolillo, il libertario che, l’8 agosto 1897, nella stazione ferroviaria di Sant’Aguida, aveva fatto fuori il presidente del Consiglio spagnolo Antonio Canovas del Castillo. D’Ambrosio aveva acquistato la semiautomatica, per 40 lire, dall’armiere Armando Frinchillucci, in via Quattro Fontane, e aveva agito -stando alle sue dichiarazioni- volto a colpire la massoneria e non la persona specifica della vittima, verso la quale non nutriva odio particolare. Anzi, nel momento in cui veniva catturato dai rappresentanti delle forze dell’ordine aveva in mano due mazzi di fiori: destinati alla tomba di Ballori. Ma, in occasione del funerale, si sarebbe riservato di compiere una strage di “fratelli maledetti”. Il 29 aprile 1918 il sicario verrà prosciolto, poiché ritenuto totalmente infermo di mente, affetto da “demenza paranoide” e reputato, secondo perizia psichiatrica, “alienato criminale”. Trascorrerà il resto dei suoi giorni in manicomio.