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4 AGOSTO
Oggi, ma nel 1879, nella Città del Vaticano, Papa Leone XIII, promulgava la lettera enciclica “Aeterni Patris”, letteralmente “Dell’eterno Padre”, sulla filosofia neotomista, ossia volta a rilanciare il pensiero di San Tommaso D’Aquino, come il più adatto alla riforma sociale cristiana. In estrema sintesi, il dettame del frate dominicano di Roccasecca, reputato “doctor angelicus” e preminente esponente della Scolastica, veniva indicato da Vincenzo Gioacchino Pecci quale strada maestra in grado di dirimere le piccole o grandi antinomie tra scienza e fede. Secondo gli addetti ai lavori “Aeterni Patris” aveva, in applicazione al campo filosofico-teologico della Chiesa romana, pari forza di quella che “Rerurum Novarum”, dal latino “Delle cose nuove”, del 15 maggio 1891, dello stesso Leone XIII, avrà per il piano d’azione sociale e “Au milieu des sollicitudes”, “In mezzo alle sollecitudini”, del 13 febbraio 1892, sempre di Leone XIII, avrà per l’ambito politico. Il lascito di Tommaso D’Aquino (nella foto, particolare, “San Tommaso D’Aquino predica la fiducia in Dio durante la tempesta”, dipinto olio su tela, dell’olandese Ary Scheffer, del 1823, custodito nel Museo di Belle arti di Parigi), canonizzato il 18 luglio 1823 dal successore di San Pietro, Giovanni XXII, costituiva uno dei capisaldi, da secoli poggiava la cristianità: lo snodo nevralgico tra la già menzionata cristianità e la filosofia classica.