TODAY

4 GIUGNO

Oggi, ma nel 1859, a Magenta, in provincia di Milano, le truppe franco piemontesi avevano la meglio sulle forze dell’impero austriaco e si aggiudicavano la battaglia, rientrante nel quadro degli scontri della seconda guerra d’indipendenza italiana, che insieme alla pugna di Solferino e San Martino, del 24 giugno successivo, porterà l’alleanza tra Napoleone III e Vittorio Emanuele II di Savoia alla vittoria finale. A Magenta (nella foto, particolare “Il campo italiano alla battaglia di Magenta”, olio su tela, di 232x348 centimetri, del livornese Giovanni Fattori, conservato nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, a Firenze, che verrà realizzato nel 1862, dopo l’attenta ispezione da parte dell’artista, del teatro bellico, grazie alla commissione del concorso bandito dal presidente del Consiglio dei ministri del neocostituito regno d’Italia, Bettino Ricasoli) i transalpini annoveravano 564 vittime, più 3045 feriti, ai quali se ne sommavano 4 del regno di Sardegna. Tra le file asburgiche i morti erano 1368, i mutilati 4358 e i prigionieri e i dispersi erano 4500. Le formazioni effettive annoveravano, da un lato 54mila francesi, con 12mila piemontesi di supporto, dall’altro, 58mila armati rispetto a 68mila presenti, all’occorrenza.  In quella giornata cruciale venivano uccisi anche 12 civili. La presenza di Napoleone “Il piccolo”, figlio di Luigi Bonaparte, re d’Olanda dal 1805 al 1810, fratello minore del “Grande corso”, conferiva particolare solennità alla battaglia che lo vedeva direttamente alla testa dei corpi militari che avanzavano da ovest. La sconfitta della rappresentanza dipendente da Vienna ricadeva sul feldmaresciallo Heinrich von Hesse, capo di Stato maggiore, e sul generale Ferenc Gyulay, comandante sul campo.