TODAY
8 APRILE
Oggi, ma nel 1935, ad Asmara, in Eritrea, in vista dell’attacco all’Etiopia, veniva costituita la prima divisone eritrea del regio corpo coloniale, agli ordini del generale Alessandro Pirzio Biroli (nella foto, particolare), composta da due brigate di ascari, ovvero soldati locali inquadrati come componenti regolari dell’esercito. Questi ultimi erano particolarmente abili nello scacchiere natio e nel combattimento corpo a corpo, oltre a possedere particolari doti di resistenza. Contestualmente veniva istituita anche la seconda divisione eritrea, con analoghe funzioni della prima. Una era comandata dal generale Gustavo Pesenti, dopo l’iniziale presenza del parigrado Salvatore Di Pietro, l’altra era guidata dal generale Lorenzo Dalmazzo, dopo essere stata inizialmente inquadrata dal parigrado Achille Vaccarisi. Oltre agli ascari le due divisioni erano dotate di reparti di artiglieria coloniale. La campagna d’Etiopia scatterà, il 3 ottobre successivo, a seguito dell’incidente, pretestuoso, di Ual Ual, del 5 dicembre 1934. Verrà considerata la mobilitazione coloniale più grande della storia dell’assalto europeo all’Africa. Il conflitto, che terminerà il 5 maggio 1936, ovvero dopo 215 giorni di ostilità -con la vittoria tricolore contro l’impero etiope di Haiilè Selassiè e con l’annessione dell’Etiopia al regno mussoliniano che consentirà la creazione dell’Africa orientale italiana- assumerà valore altamente simbolico. Secondo le stime ufficiali, solo per l’Italia, verranno impiegati 464mila soldati italiani, 60mila ascari eritrei, 30mila dubat somali e 7800 ascari libici. Periranno 3731 soldati italiani, 4500 ascari a cui si aggiungeranno 619 civili italiani. Ovviamente l’aggressione del Belpaese per perpetrare le proprie mire espansionistiche scatenerà la riprovazione della Società delle nazioni che, anche per mostrare il proprio intervento alla comunità internazionale, imporrà sanzioni economiche pesanti, ma che comunque non riusciranno a stoppare, ma neppur a rallentare i proposti imperialistici del Duce.