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9 AGOSTO

Oggi, ma nel 2014, a San Fele, in provincia di Potenza, Vito Tronnolone, di 65 anni, carrozziere in pensione, uccideva, a colpi di pistola calibro 38, la moglie Maria Stella Puntillo, di 57, i due figli Luca, di 32, disabile, Chiara, di 27, e si suicidava. L’arma utilizzata per eliminare la famiglia era regolarmente detenuta, ad uso sportivo, dal 2013. Il movente, verosimilmente, era dato dal non sopportare più la situazione del figlio. Prima di premere il grilletto contro se stesso, Vito aveva telefonato alla sorella spiegando l’accaduto e sottolineando che avrebbe fatto fuoco anche contro se stesso. I quattro deceduti (nella foto, particolare) erano in vacanza in Basilicata, per venti giorni, ma vivevano a Lastra a Signa, in quel di Firenze. Tra le ipotesi che emergeranno vi sarà anche quella secondo la quale Vito Tronnolone, dopo essersi sottoposto a controlli medici nell’ospedale “San Giovanni di Dio”, di Melfi, per problemi di pressione sanguigna, presumibilmente aveva temuto di non potersi più occupare adeguatamente dei propri cari. Il fatto di sangue, proprio per la mancanza di avvisaglie e per la presenza del ragazzo affetto da ritardo mentale, destava enorme scalpore sia a San Fele, luogo d’origine di Vito, che a Lastra a Signa. Ma scatenava anche un dibattito nazionale.