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9 febbraio

Oggi, ma nel 1948, a San Ferdinando di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, durante il comizio del Fronte democratico popolare per la pace, la libertà e il lavoro, sorto dall’unione di comunisti e socialisti, in occasione dell’apertura della campagna elettorale, avvenuta il giorno precedente, 8 febbraio (nella foto, particolare, manifesti elettorali affissi a San Ferdinando di Puglia proprio per l'avvio della propaganda), in vista delle elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento del 18 aprile successivo, venivano uccisi dai neofascisti quattro dimostranti: Giuseppe De Michele, Nicola Frantone, Vincenzo De Niso, Giuseppe Di Troia e Raffaele Riontino, di 7 anni, trovato senza vita sotto un tavolo nella sede locale dell´Associazione nazionale partigiani, dove aveva inutilmente cercato riparo quando il livello dello scontro s’era fatto troppo alto.

Altri 10 militanti del Pci rimanevano feriti. Nonostante il corteo fosse stato ufficialmente vietato dalla autorità di pubblica sicurezza, si teneva ugualmente. Nel contempo venivano assaltate contemporaneamente le sedi della Cgil, dell’Anpi e del Partito comunista italiano. La stampa nazionale darà notevole risalto all’accaduto, e per il circondario verrà proclamato lo sciopero generale per l’11 febbraio successivo.

Nel Belpaese, in vista delle cosiddette “elezioni della paura”, la tensione era altissima. I due blocchi partitici principali erano quello dello scudocrociato e quello della alleanza tra falce e martello e garofano rosso. Dall’esito del confronto con le urne, che verrà vinto dalla Balena bianca, dipenderà anche la collocazione geopolitica dell’Italia nello scacchiere internazionale e soprattutto in quello europeo. I “neri”, i qualunquisti, gli agrari, anche parte della Democrazia cristiana, rivendicavano la legittima difesa e sventoleranno le provocazioni violente dei socialcomunisti come causa scatenante dei tafferugli. Francesco Frascolla, capo cellula comunista della zona, infatti, sentitosi accerchiato prima del suo intervento, aveva colpito un antagonista missino con un colpo di pistola al sedere. Così era arrivata subito la reazione.

La linea governativa avvalorerà la controversa tesi dei provocatori e fomentatori “rossi”. L’iter giudiziario durerà 7 anni, fino alla sentenza della corte d’appello di Bari, del 2 marzo 1955. Saranno 28 gli antibolscevichi che verranno trascinati in tribunale, con l’accusa di lesioni, di omicidio e di concorso in omicidio. Tra loro 7 saranno i condannati, che rimedieranno dai 17 ai 26 anni di reclusione. L’intera vicenda verrà ricostruita nelle 96 pagine del volume di Carmine Gissi, intitolato “9 febbraio 1948. L’eccidio di San Ferdinando di Puglia”, che verrà pubblicato dall’editore Rotas, di Barletta, nel 2007 in vista del 30° anniversario dei fatti.