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9 GIUGNO
Oggi, ma nel 1889, a Roma, a Campo de’ Fiori, veniva inaugurata la statua in bronzo raffigurante il filosofo Giordano Bruno, realizzata dallo scultore Ettore Ferrari, posizionata nel punto in cui era stato arso sul rogo, il 17 febbraio 1600, dopo essere stato condannato per eresia.
L’idea della collocazione in quel luogo era stata di Armand Levy, tra gli ideatori della Comune di Parigi. Bruno era stato arrestato, a Venezia, il 23 maggio 1592. Il monumento era caratterizzato dalla scultura con gli occhi rivolti verso il Vaticano, opera di un massone, gran maestro del Grande oriente d’Italia e sovrano gran commendatore del supremo Consiglio del rito scozzese antico ed accettato. Già autore della statua in onore del poeta latino Ovidio, del 1887, a Costanza, in Romania, e successivamente, nel 1925, della replica a Sulmona.
Il comitato per la erigenda statua era stato animato, dal 1876, da Adriano Colocci e Alfredo Comandini, entrambi esponenti della ritorsione civile contro il cieco radicalismo papalino. In particolare la sottoscrizione era stata appoggiata da Bertrando Spaventa da Bomba, insieme ad Antonio Labriola. Le manovre burocratiche per la concessione del terreno comunale per l’edificazione erano state favorite dal sindaco Pietro Venturi. Prima dell’inaugurazione, con cerimonia particolarmente partecipata (nella foto, particolare), Papa Leone XIII aveva minacciato di esiliarsi in Austria, ma ciò non era avvenuto anche perché Francesco Crispi, presidente del Consiglio dei ministri, aveva specificato al Santo padre che se avesse abbandonato la Capitale non vi avrebbe potuto far ritorno.
Quel 9 giugno 1889, Vincenzo Gioacchino Pecci, 256° capo della Chiesa, rimaneva per l’intera giornata, digiuno, inginocchiato in preghiera davanti alla statua di San Pietro, accusando penitenza contro i nemici della fede. Tutta la vicenda verrà raccontata nel saggio di Massimo Bucciantini, intitolato “Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto”, che sarà pubblicato dalla casa editrice Einaudi, di Torino, nel 2015.