ANDIAMO CON ORDINE
"Acqua bene primario e di tutti solo a parole"
Effetto collaterale dell'isolamento contro il Coronavirus. Tra alcune settimane, potremmo essere costretti ad accettare anche il razionamento dell'acqua da parte dell'Aca: "E' come se fosse sempre sabato o domenica", ha rilevato l'azienda comprensoriale acquedottistica. I consumi sono aumentati fra il 20 e il 30 per cento, complici le scarse piogge di questo inverno, perché le falde sono a secco. Si invita dunque a utilizzare l'acqua responsabilmente: attività che, in effetti, in Italia non si è mai verificata perché l'acqua ha un valore economico irrisorio. E lo è ancor più se la paragoniamo ad altri beni primari che vengono distribuiti attraverso delle reti, ad esempio la connessione internet, la corrente elettrica, il metano. In un intervista del 2011, l'economista abruzzese Attilio Di Mattia, poco prima di lanciarsi in una breve avventura come sindaco di Montesilvano, annotava tutte le contraddizioni di un sistema che, a parole, considera l'acqua un bene "comune", "primario" e "di tutti": "Finché non daremo il giusto valore economico ai beni ambientali" ammoniva "non riusciremo mai a tutelarli. Come pensare di convincere un cittadino ad aggiustare un rubinetto che perde, o l'Aca a riparare una condotta in tempi ragionevoli, se mille litri d’acqua dal rubinetto vengono pagati meno di 40 centesimi?" Considerando che quasi la metà dell'acqua immessa nelle reti idriche nazionali va persa, è evidente che se la fornitura d'acqua nelle case venisse gestita secondo principi di mercato non avremmo nessun problema con la siccità. Un litro della stessa acqua che Aca vende a 0,0005 € (5 decimillesimi di euro) aumenta del trentottomila per cento quando viene venduta imbottigliata al supermercato. Basterebbe probabilmente un aumento molto più contenuto dell'acqua del rubinetto per avere consumi ridotti nelle famiglie e società di gestione più attente alle perdite.
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