"ALTITUDINI"
Attenzione al Fior di Stecco, pianta bella ma "assassina"
Oggi ho incontrato un arbusto fiorito a quote relativamente basse, circa mille metri. Si tratta del Fior di Stecco, nome scientifico Daphne mezereum della famiglia delle Thymelaeaceae. In Italia vive in faggete e altri boschi montani, scende talora nei castagneti o sale nelle boscaglie e negli arbusteti subalpini. Si tratta di un arbusto di circa mezzo metro, con fusto legnoso, dalla corteccia a sfumature rosa, con foglie, fiori e frutti solo nella parte apicale.
Le foglie, che compaiono dopo la fioritura, sono lanceolate, verde chiaro, riunite in ciuffo. I fiori hanno 4 petali uniti a lacinie lanceolate, di color rosa intenso (talvolta rosso porpora); la loro comparsa, direttamente sul fusto, prima che avvenga la foliazione, fa parlare appunto di “fior di stecco”. Con le foglie arrivano anche i frutti, che sono drupe sferiche rosse carminio, di circa 1 centimetro. Tutte le parti della pianta sono velenose, (specialmente le bacche): Linneo racconta che una sua fantesca morì per aver mangiato 12 drupe di questa pianta e la cosa è possibile perché si ritiene che la dose mortale sia di 10-12 frutti. Il fior di stecco contiene una resina detta mezerina, e un glucoside chiamato dafnina, in comune con le altre specie del genere Daphne. Il succo contenuto nelle bacche è altamente irritante, e produce vesciche sulla pelle (se ingerito, può portare al soffocamento). La medicina popolare impiegava l’estratto alcolico della sua corteccia, per uso rigorosamente esterno, contro i dolori reumatici. La pianta mantiene ancora oggi un certo interesse in dermatologia, anche se marginale. Facciamo molta attenzione, la pianta è bella ma “assassina”.
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