TURNO DI NOTTE
Emilie che cerca i genitori mai conosciuti
Emilie Mandom (nella foto) è una donna francese di 26 anni che cerca i suoi genitori biologici. Aveva solo 9 mesi quando il 19 settembre del 1994 un’impiegata di un autonoleggio dell’aeroporto parigino di Orly la trovò vicino a una cabina telefonica. Il nome le fu dato dai poliziotti dell'aeroporto. Il cognome è quello che porta da quando la adottarono Monique e Philippe Mandom.
Emilie ha lanciato il suo appello su Facebook nei giorni della quarantena. A spingerla è stato forse l’isolamento che ha acuito in lei il senso di sradicamento. «Non provo rancore per nessuno, al contrario penso che lasciarmi vicino a quella cabina telefonica sia stato un grande atto d’amore, per salvarmi da qualcosa», ha scritto nel suo post, aggiungendo: «Voglio solo sapere la verità, avere delle risposte per costruirmi, il mistero sulle mie origini rimbomba negli abissi della mia immaginazione». Per anni ci hanno detto che dobbiamo convivere con un’idea del mondo in cui a contare è la superficie più della profondità. Poi arriva una storia come questa di Emilie.
La sua ricerca delle radici è anche un grido di aiuto che parla a tutti noi, interrogandoci sulla necessità di mettere una sordina al silenzio che ci rimbomba dentro e di riempire di senso l’abisso di vuoto che, al tempo stesso, ci attira e respinge come il canto di una sirena ammaliante ma spietata.
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