PALLA AL CENTRO
L'inutile sfoggio di turpiloquio fa solo tristezza
L’evoluzione della società civile si riflette sul mondo del pallone. Da sempre è così. È inevitabile. Il calcio assorbe pregi e difetti, ma forse si sta esagerando per alcuni aspetti. Nelle ultime settimane, a bordo campo e in conferenza stampa, si sta assistendo a uno spettacolo triste con gli allenatori che fanno sfoggio di un turpiloquio antipatico. E lo fanno come se nulla fosse. Mihajlovic e Gian Piero Gasperini litigano e si insultano durante la partita. Volano parole grosse. L’allenatore della Juventus Maurizio Sarri si lamenta: «Evidentemente, sto sui c... a qualcuno». Oppure si ricorre a «testa di c...» o a «servono i c...». Un linguaggio greve del tutto gratuito e sgradevole davanti ai microfoni e alle telecamere. Irrispettoso. Ovviamente, senza pubblico sugli spalti e con le televisioni che cercando di carpire di tutto in mezzo al campo, ogni episodio viene amplificato. Ma questo i protagonisti della serie A lo sanno. E non fanno nulla per mostrare un atteggiamento consono. Non ipocrita, ma professionale. No, sono sempre più i protagonisti del calcio che fanno ricorso a parole inopportune. E tutto avviene senza che nessuno più si scandalizzi. Fino a qualche anno fa, si faceva riferimento ad esempi sbagliati per i giovani. Oggi nemmeno più questo pensiero riesce a frenare gli istinti primordiali. Non è necessario ostentare un turpiloquio inutile per dimostrare di avere carattere. E non c’è bisogno di pensare all’esempio che si fornisce a chi è allo stadio o davanti al televisore per capire che a tutto c’è un limite. È una questione di educazione. Di stile. C’è chi ce l’ha e chi no. Il degrado nel linguaggio avanza inarrestabile, ma va rimarcato come non occorra essere dei moralisti per dire che certe parole in televisione danno fastidio. Sì, perché ricorrere a un linguaggio muscolare condito da parolacce è spesso sinonimo di ignoranza.
@roccocoletti1
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