Piccoli propositi per il 2020
Anche questo Capodanno è passato, un copione recitato talmente tante volte che, anche se è tutto previsto e scontato, non partecipare sembra quasi un sacrilegio. Scandire il conto alla rovescia all’unisono con i presentatori in tv: fatto. Far saltare in perfetto orario il tappo dello spumante, inondando la tovaglia di bollicine: fatto. Scambiare brindisi e baci con tutti i presenti: fatto. Mangiare le lenticchie con lo zampone per scongiurare la stagnazione economica: fatto. Accendere i fuochi d’artificio (alla faccia della stagnazione economica): fatto. Ballare per almeno dieci minuti il trenino a ritmo di disco samba, poggiando le mani su fianchi sconosciuti e un po’ sudaticci: fatto. Inviare gli auguri di mezzanotte in copia carbone: fatto. Tutto come sempre. Il 2019 è bello che andato e il 2020 è già qui a ricordarci con quanta velocità il tempo passa, lasciandoci con il fiato corto a riflettere su che fine abbiano mai fatto quei 365 giorni, forse sprecati a far cose un po’ inutili. Adesso è il tempo dei buoni propositi, dei progetti che “stavolta sì, mi ci metto d’impegno…”. Sempre, più o meno, gli stessi: perdere quei cinque, sei chili di troppo; smettere di bere e di fumare; buttare le cose inutili e rimettere la casa in ordine; mangiare sano; ritagliarsi un po’ di tempo libero; fare sport. Cose che richiedono disciplina e costanza. Invece, per il nuovo decennio, ecco una piccola lista di desiderata un po’ fuori dal comune, giuste giuste per questi tempi neo-barbarici. Primo punto: smettere di essere arrabbiati. Smettere di affrontare la giornata con l’animo in trincea e darsi la possibilità di un’apertura al mondo. L’indisponenza è contagiosa, ma lo è anche il buonumore. Provare per credere. Secondo punto: smetterla con i commenti supponenti e pieni di rancore che infestano tutti i post su tutti i social. La libertà di opinione è sacrosanta, ma la si può esprimere anche con toni rispettosi, con un linguaggio meno colorito e magari con una dialettica un po’ più convincente di quei “vaffa” da cavernicolo che non dicono niente, nonostante il recente sdoganamento della parola. Terzo: tornare a leggere, ma veramente, dedicandovi il giusto tempo senza limitarsi ai soli titoli, entrando davvero nell’argomento, in modo da poter esprimere un’opinione personale e informata. E, tornando a leggere, tornare anche a parlare una lingua gradevole e comprensibile, invece di quella scarna e piena di parole malamente inventate e subito perse che sentiamo quotidianamente. Tre piccole cose che non costano tanto: un punto di partenza per affrontare l'anno nuovo con un po' di ottimismo.
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