Tre istantanee: famiglie allo specchio
La fotografia è un bianco e nero dei primi del Novecento, contrasti forti anche se un po' seppiata dal tempo. La famiglia al completo in posa, tutti con l'abito buono, lo sguardo serio serio: il padre, il capofamiglia, petto in fuori, guarda dritto nell'obiettivo, un dito infilato nel taschino del panciotto a sfiorare la catena dell'orologio, una mano sulla spalla della moglie. Lei è seduta, i capelli tirati in un severo chignon, in braccio l'ultimo nato coperto di pizzi bianchi e una cuffietta in testa. Tutt'intorno, altri quattro o cinque figli, arrangiati con precisione dal fotografo a formare un trapezio irregolare ma ordinato. Tutti composti, anche i più piccoli, con lo sguardo consapevolmente puntato verso la posterità.
Primi anni Sessanta: padre, madre, tre figli. La foto è piccolina, con il bordo bianco ondulato, il bianco e nero preciso nei toni di grigio. La macchina fotografica, una reflex, è del capofamiglia che la tiene come si tiene una cosa preziosa: la usa solo lui o al massimo la sua signora, nelle occasioni speciali, per catturare i momenti più belli. Compleanni, viaggi, matrimoni; il primogenito di pochi mesi disteso a pancia in giù sul copriletto a due piazze o con la cornetta di plastica del telefono all’orecchio che fa finta di parlare. La famiglia sorride, ha imparato a dire "cheese" con tutto l'ottimismo del boom economico. La signora indossa la minigonna, ma siede composta con le gambe girate da un lato e i capelli gonfi di fresca messa in piega. Ha in braccio il più piccolo dei bimbi, che guarda lei adorante. Un ragazzino è in piedi, in calzoncini e camicia abbottonata fino a su guarda la torta in golosa attesa, mentre la bambina, corta gonna scozzese e stivali bianchi, guarda nell'obiettivo con un sorriso aperto a mostrare la finestrella tra i denti.
2019: papà, mamma, due figli in vacanza. Selfie lui: davanti a un manifesto, fa finta di mordere un gluteo della modella. Selfie lei, la bocca stretta a becco di papera, davanti alla vetrina di Gucci. Selfie il ragazzino con la cresta da Genny Savastano, la mano chiusa a pugno davanti alla faccia. Selfie il più piccolo, il cellulare tenuto storto con le due manine vicino vicino al viso. Ognuno con il proprio cellulare; uno scatto, magari un post su Instagram, altro scatto. Di lato, di fronte, da sotto. Davanti alla fontana di Trevi, il padre si sgancia la reflex digitale dal collo. Facciamo una foto insieme. Il ragazzino inizia a urlare e sbattere i piedi, vuole la fotocamera, la foto vuole farla lui. La fa lui, ovviamente; gli altri in posa. Il padre alza il pollice e mima un urlo come quelli dei calciatori quando fanno il gol; la mamma si china verso l'obiettivo girata di tre quarti, succhia in dentro le guance e in fuori il seno; il piccolo le si appende alla maglia, tira piagnucolando. Click, i piedi sono tagliati, la fontana non c'è. Fa niente, è famiglia.
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