Un sorriso salverà il mondo
I had a dream.. Ho fatto un sogno. Giravo in macchina e tutti gli automobilisti intorno a me sorridevano, nessuno tagliava la strada, le file erano ordinate e nessuno superava a destra per saltare la fila. Tutti si fermavano davanti alle strisce per far passare i pedoni e i pedoni ringraziavano perfino! Il traffico scorreva fluido e non c’erano quelle file inestricabilmente attorcigliate intorno alle rotonde, con il muso di uno nello sportello dell’altro, tanto da non capire più di chi è la precedenza.
Parcheggiavo e la macchina dietro a me si fermava pazientemente per farmi fare manovra. Poi finivo in un’ordinatissima coda in un ufficio pubblico, serenamente distratta perché ognuno aspettava il proprio turno senza sgomitare, anzi… "prego, c'era prima lei", "Ma no, si figuri, passi pure". L’impiegato, efficiente e cortese, accoglieva tutti con un gran “buongiorno” e, senza neppure l’ombra di un antipatico sbuffare, rispondeva alle domande con squisita disponibilità.
Ok, era un sogno. Ma alla fine, quanto costa un sorriso? Quanta energia ci vuole per tirare su gli angoli della bocca e trovare in noi un'espressione gentile? Non ci vuole niente, o comunque molto poco, ma un sorriso spontaneo sul volto di uno sconosciuto ormai è raro quanto un adolescente senza smartphone.
Eppure è provato, la gentilezza fa proprio bene: a chi la riceve, ma soprattutto a chi la fa. È un antidoto all'odio e anche al malumore: sorridere libera quelle benefiche endorfine che agiscono come pillole antidepressive quotidiane. Un atto di gentilezza è come un sasso gettato in uno stagno che crea increspature, piccole onde che si irradiano in maniera concentrica fino a raggiungere angoli inaspettati. Un effetto domino che genera una piccola felicità dietro l’altra.
Il galateo, la buona creanza, l'educazione non sono solamente regole fuori moda che abbiamo dimenticato di passare alle nuove generazioni. Sono frutto di buon senso, convenzioni nate per favorire il convivere civile. Aiutano a creare un mondo più piacevole. Un mondo in cui, allentando e mitigando le continue difficoltà della vita, si evita di arrivare a fine giornata incavolati come cinghiali.
La buona educazione, lungi dall’essere una sterile osservazione di regole antiquate, ha piuttosto a che fare con il rispetto e con la considerazione per gli spazi e per i tempi altrui.
È l’etica del comportamento.
Un’etica talmente dimenticata che per rimarcare il piacere di essere cortesi è stata perfino istituita la “Giornata della gentilezza”: cade in questa settimana di novembre, esattamente il 13, e si festeggia in Italia dal 2000, cioè da quasi vent’anni. Non sembra aver attecchito molto, però: forse perché, a differenza di Halloween e di San Valentino, non ci sono pipistrelli, zucche o cuori da comprare.
L’odio gira comunque senza freni in rete e fuori, qualsiasi esternazione di pensiero viene accolta da una pioggia di metaforiche pernacchie o peggio di insulti niente affatto metaforici. Una mite, dignitosa signora di 89 anni, Liliana Segre, che ha già vissuto da bambina l'inferno creato dagli uomini, viene coperta ora di offese odiose e terribili, tanto che lo Stato le ha assegnato una scorta. E la politica, che dovrebbe tendere ai più alti ideali e promuovere la convivenza civile, parla invece di intolleranza e nutre la paura.
Al di là del 13 novembre, che è un giorno solo perso in un mare di giorni vissuti male, troviamo il tempo per qualche sorriso gratuito, per un po’ di cortesia e di buona educazione. In fondo, come diceva Seneca, “Ovunque vi sia un essere umano, c’è la possibilità di una gentilezza”. E non c’è alibi di fretta o stress che tenga.
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