Una forzatura finita male: Pescara e Oddo
Una forzatura, ecco che cosa è stato il (secondo) matrimonio tra il Pescara e Massimo Oddo terminato con un altro esonero. Una forzatura perché i cavalli di ritorno difficilmente riescono a ripetersi.
Una forzatura perché non è abituale che il club che vince i play out scelga il tecnico della squadra che li ha persi. E così Oddo che la notte del 14 agosto era sulla panchina del Perugia retrocesso, a distanza di due settimane ha iniziato la preparazione con la squadra che ha vinto lo spareggio salvezza.
Una forzatura anche il contratto biennale firmato da Oddo e Sebastiani, tanto più in tempi di Covid. Un matrimonio forzato durato appena tre mesi, perché alla lunga le contraddizioni emergono. Tanto forzato che Oddo sembra totalmente diverso da quello che, nel 2015 e nel 2016, ha conquistato la città con un calcio frizzante e con un atteggiamento audace.
Probabilmente scottato dalle delusioni accumulate nel tempo: dall’esonero del 2017 a Pescara, in serie A, fino alla breve esperienza di Crotone, passando per la parentesi negativa di Udine. Fino ad arrivare a Perugia: prima licenziato per incompatibilità caratteriale con la dirigenza, poi richiamato e infine retrocesso. Si vedeva chiaramente, anche attraverso il linguaggio del corpo in panchina, che non era un tecnico sereno. Non aveva smaltito le scorie perugine. Aveva ancora dentro le tensioni e le ruggini accumulate in estate quando si è trovato a cercare di amalgamare una squadra, quella biancazzurra, improbabile tra giocatori da recuperare, infortunati e una rosa extralarge che non agevola il lavoro di un tecnico.
Sì, perché qualche problema deve esserci anche nello spogliatoio che andava ripulito meglio. Gli errori partono dalla società, ovviamente. Nel bene e nel male, c’è sempre la dirigenza a capo di tutto. Oggi come in passato. Cinque allenatori in meno di un anno rendono l’idea dei limiti e della confusione nella stanza dei bottoni. Non è bastata la lezione della passata stagione.
La squadra costruita non sarà da ultimo posto in classifica, ma, probabilmente, non è nemmeno quella che pensano in società. Oddo l’ha accettata e avallata. Inutile parlare adesso di maschere, perché il tecnico conosce tutti, essendo pescarese: il presidente, i dirigenti, i giocatori e la città. Sono gli stessi di sempre, da quando ha intrapreso la carriera di allenatore. E sette sconfitte in nove gare bastano e avanzano per decidere un esonero a qualsiasi latitudine. Piuttosto dovrebbe analizzare il suo percorso professionale per capire che c’è qualcosa che non va. Una serena riflessione l’aiuterà a ripartire meglio, perché le sue idee di calcio e la personalità sono basi da non disperdere per il futuro.