CHIETI. È stata arrestata dai carabinieri e portata in carcere, dove dovrà scontare una condanna definitiva a sei anni di reclusione per omicidio stradale. Silvana Ferrante, 68 anni di Rapino,...
CHIETI. È stata arrestata dai carabinieri e portata in carcere, dove dovrà scontare una condanna definitiva a sei anni di reclusione per omicidio stradale. Silvana Ferrante, 68 anni di Rapino, guidava ubriaca quando investì Gianluca Di Persio, 46 anni, padre di tre figli, originario di Spoltore ma residente a Roccamontepiano. A distanza di quasi cinque anni e mezzo dall’incidente avvenuto a Fara Filiorum Petri, per la donna è arrivato il momento di pagare il conto con la giustizia. Così, due pomeriggi fa, i militari della stazione di Rapino hanno bussato alla porta dell’abitazione di Ferrante, che vive a Fara, per notificarle il provvedimento che l’ha spedita nella casa circondariale di Madonna del Freddo.
LA RICOSTRUZIONE
L’incidente risale al 21 dicembre 2017. Quel giorno Gianluca Di Persio si trova a bordo della sua Lancia Y e sta percorrendo via Madonna del Ponte. Da qualche tempo la macchina dà problemi e l’uomo è seguito dalla moglie. All’improvviso l’auto prende fuoco: Gianluca si accosta e scende dal mezzo. Lo stesso fa la compagna. Poi sopraggiunge un’altra Lancia Y, guidata da Ferrante, che prende in pieno Di Persio. Gianluca finisce contro una recinzione di un immobile, davanti agli occhi della moglie che si trova a pochi metri di distanza. Dai successivi accertamenti dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti emerge che Ferrante è positiva all’alcoltest.
IL RICOVERO E IL DECESSO
Dopo l’incidente, Di Persio viene trasportato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pescara: le sue condizioni appaiono subito gravi a causa di un’emorragia cerebrale e contusioni polmonari. Nel febbraio 2018, i medici dispongono il trasferimento di Di Persio in un istituto di riabilitazione di Potenza Picena, in provincia di Macerata: sembra che il suo quadro clinico sia in via di miglioramento. Ma, a distanza di cinque mesi dallo schianto, il suo cuore smette di battere. Una tragedia doppia per la famiglia Di Persio: il papà di Gianluca, Remo, viene stroncato da un malore nel momento in cui gli comunicano la morte del figlio.
IL PROCESSO
È il 10 dicembre 2019 quando il giudice Luca De Ninis condanna Ferrante a sei anni. La sentenza con il rito abbreviato, scelta processuale che consente all’imputata di usufruire dello sconto di un terzo sulla pena finale, è pronunciata davanti ai familiari della vittima, la mamma Rosanna Maria Dell’Orso e la moglie Simona Orlandi. Il resto è storia recente: la pena che diventa definitiva, l’arresto, l’ingresso in carcere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
LA RICOSTRUZIONE
L’incidente risale al 21 dicembre 2017. Quel giorno Gianluca Di Persio si trova a bordo della sua Lancia Y e sta percorrendo via Madonna del Ponte. Da qualche tempo la macchina dà problemi e l’uomo è seguito dalla moglie. All’improvviso l’auto prende fuoco: Gianluca si accosta e scende dal mezzo. Lo stesso fa la compagna. Poi sopraggiunge un’altra Lancia Y, guidata da Ferrante, che prende in pieno Di Persio. Gianluca finisce contro una recinzione di un immobile, davanti agli occhi della moglie che si trova a pochi metri di distanza. Dai successivi accertamenti dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti emerge che Ferrante è positiva all’alcoltest.
IL RICOVERO E IL DECESSO
Dopo l’incidente, Di Persio viene trasportato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pescara: le sue condizioni appaiono subito gravi a causa di un’emorragia cerebrale e contusioni polmonari. Nel febbraio 2018, i medici dispongono il trasferimento di Di Persio in un istituto di riabilitazione di Potenza Picena, in provincia di Macerata: sembra che il suo quadro clinico sia in via di miglioramento. Ma, a distanza di cinque mesi dallo schianto, il suo cuore smette di battere. Una tragedia doppia per la famiglia Di Persio: il papà di Gianluca, Remo, viene stroncato da un malore nel momento in cui gli comunicano la morte del figlio.
IL PROCESSO
È il 10 dicembre 2019 quando il giudice Luca De Ninis condanna Ferrante a sei anni. La sentenza con il rito abbreviato, scelta processuale che consente all’imputata di usufruire dello sconto di un terzo sulla pena finale, è pronunciata davanti ai familiari della vittima, la mamma Rosanna Maria Dell’Orso e la moglie Simona Orlandi. Il resto è storia recente: la pena che diventa definitiva, l’arresto, l’ingresso in carcere.
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