A rischio lo sparo delle 12 Le leggi affossano un rito

Negli ultimi 21 anni il servizio garantito tutti i giorni da un dipendente comunale Il sindaco: «Norme complicate ma non vogliamo interrompere la tradizione»

LANCIANO. Traballa, dopo 146 anni, la tradizione dello sparo di mezzodì dal cannone della torre civica. Il problema riguarda la gestione del servizio, viste anche le complicate normative in materia. Per 21 anni, per tutti i 365 giorni dell’anno, il fuochino Pio Fiore Di Vincenzo ha ricordato ai lancianesi l’arrivo di mezzogiorno. Dallo scorso anno il dipendente comunale garantisce lo sparo dal lunedì al venerdì senza percepire compensi, ma almeno durante gli orari di lavoro in municipio. Di sabato e domenica e nei giorni festivi il compito è affidato alla cooperativa “Il pensiero”, grazie al patentino da fuochino preso da uno dei componenti. Per gran parte dell’anno, comunque, lo sparo delle 12 resta affidato a una sola persona, che in teoria non dovrebbe assentarsi mai, neanche per ferie o malattia. E nella sua lunga carriera da sparatore per Di Vincenzo, infatti, non ci sono state festività o ferie: anche a Pasqua e Natale puntuale, alle 12, il cannone ha sparato. In passato il compenso per l’incarico da fuochino ammontava a circa 1.500 euro l’anno. Esternalizzare completamente il servizio farebbe lievitare i costi a circa 20 mila euro, una cifra troppo elevata in tempi di tagli al budget. Col nuovo anno la situazione va di certo regolamentata.

La tradizione dello sparo di mezzogiorno va avanti dal 1867, salvo brevi interruzioni durante le guerre. Il colpo parte da una Colubrina 1885, donata nel 1981 dall’arsenale della Marina militare di Venezia. Percorrendo i 136 scalini che separano piazza del Plebiscito dalla vetta del campanile, a 33 metri di altezza, il fuochino miscela le polveri, aggiunge la segatura nel bossolo caricato a salve e preme il grilletto.

L’amministrazione comunale si sta adoperando affinché la tradizione non si interrompa. «Da anni la situazione è questa, è arrivato il momento di mettere a posto le cose», dice il sindaco Mario Pupillo, «non aiuta la normativa che è complicata. Per sparare serve una licenza che si consegue dopo aver dato particolari esami. Stiamo pensando a una forma mista, tra personale in house e cooperativa, che assicuri il servizio a costi accettabili, poiché la tradizione va salvaguardata ma senza gravare troppo sulle casse comunali».

Stefania Sorge

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