Acs chiude, appello alla Fiat: "Marchionne aiuti l'Abruzzo"
L’azienda trasferisce la produzione da Atessa a Cassino: a rischio 23 posti di lavoro. Il presidente della provincia di Chieti Di Giuseppantonio scrive all’ad Fiat: aiutate le aziende che lavorano qui
ATESSA. Finisce sul tavolo dell’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, la vertenza Acs, fabbrica dell’indotto automotive che produce spugne per i sedili del Ducato Fiat e il cui direttivo ha annunciato nei giorni scorsi la chiusura dello stabilimento di Atessa. Nonostante il tavolo tra sindacati e direttivo indetto nei giorni scorsi dalla Provincia, l’amministratore delegato dell’azienda, Alex Wawra, ha confermato la decisione dei vertici di cessare le attività produttive nel sito di Atessa per ragioni legate in via prevalente al ridotto numero di ordinativi che ha determinato perdite di bilancio. La produzione sarà quindi trasferita a Cassino. In ballo ci sono i posti di lavoro di 23 dipendenti, molti dei quali donne. E c’è un futuro, molto fosco, di un territorio come la Val di Sangro che ha puntato tutto sull’automotive e che non può permettersi di perdere pezzi importanti assieme a professionalità, lavoratori e speranze.
Intanto otto operai, in rappresentanza di 23 lavoratori totali, si sono incatenati oggi davanti ai cancelli dell'azienda. La manifestazione di protesta, protrattasi dalle ore 9 alle 10.30, era stata annunciata dalla Fiom Cgil che da cinque giorni ha aperto un confronto con l'azienda. Lo stato di mobilitazione generale, con sciopero ininterrotto, è in atto dallo scorso 5 settembre.
Quanto sta avvenendo alla Acs, era avvenuto un anno fa alla Solfer, azienda dell’indotto Honda che ha chiuso lo stabilimento ad Atessa per migrare a Perugia. Con l’Acs si rischia ancora, concretamente. Da anni c’è il tira e molla con i sindacati per evitare la chiusura dello stabilimento. Si era arrivati al compromesso dei contratti di solidarietà, ma a cadenza annuale le mire dell’Acs hanno sempre guardato altrove, fuori dalla Val di Sangro e dall’Abruzzo. Fino alla decisione di questi giorni. Di qui lo sconcerto del presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, che ha deciso di inviare una lettera all’ad Fiat «affinchè si favoriscano quelle aziende che mantengono opifici in sede o quelle che si vogliono insediare nella nostra area industriale: bisogna che Sevel dia valore all’indotto che ha sempre servito questa multinazionale consentendole di avere prodotti di qualità senza avere costi aggiuntivi di trasporti, una produzione che chiameremmo oggi a chilometro zero, ma che ha permesso alla Val di Sangro di svilupparsi a certi livelli e alla Sevel di reggere all’urto della crisi».
Solo nello scorso luglio lo stesso Marchionne era venuto in Sevel ad annunciare investimenti sul furgone Ducato per 700 milioni di euro. «Non accettiamo a cuor leggero la situazione che si sta determinando in Val di Sangro», conclude Di Giuseppantonio, «rischiamo che l’area destinata a diventare Polo automotive del Paese venga pian piano spogliata del suo tessuto produttivo ed economico».
Daria De Laurentiis
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