Agguato misterioso, c’è un arrestato

Ortona, esplosi tre colpi di pistola contro un’auto sulla Provinciale per Tollo: è la guerra per il controllo dello spaccio

ORTONA. Di intimidatorio quel gesto ne incarnava solo le intenzioni. Perché a due metri di distanza, le pallottole esplose dalla calibro 22 ad altezza d’auto avrebbero potuto dare un epilogo diverso a quella giornata. Ciò che era l'“obiettivo” del loro attentato non rimase ferito e, soprattutto, non fu ucciso. La portiera della Fiat Uno contro la quale sferrarono l’attacco con tre colpi sparati uno dopo l’altro, intercettò i proiettili nelle parti rinforzate del telaio, quelle che proteggono l’automobilista dagli urti laterali in caso d’incidente. Oltrepassato quel filtro metallico, due pallottole presero una traiettoria sghemba finendo nell’abitacolo: una contro la leva del cambio e l’altra urtando la parte in plastica del cruscotto. La forza dirompente dei colpi esplosi era ormai smorzata. L’attentato finì così: la vittima, diretta a casa, affondò, con il cuore in gola, sul pedale dell’acceleratore lasciando sulla carreggiata i segni della sgommata; gli attentatori improvvisarono una inversione di marcia facendo perdere le loro tracce in una delle tante stradine di campagna della zona.

Droga e territorio. È la guerra tra bande per il controllo e la suddivisione del territorio chietino nello spaccio droga: ingenti quantitativi di cocaina, eroina e marijuana che arrivano dalla Campania, dalla Puglia o dall’Albania e il cui florido mercato è nelle mani di gang criminali che giungono da fuori regione. Tant’è che in questa sparatoria protagonisti e vittima sono tre napoletani trapiantati da tempo nella zona di Ortona e Francavilla al Mare. Un deja vu nel Vastese, a cui la recente operazione Adriatico, condotta nei giorni scorsi dai carabinieri e sfociata in 31 arresti e 84 indagati con le indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia, è stata una delle risposte più eloquenti di magistratura e forze dell’ordine.

L’agguato. Primi di dicembre dello scorso anno, strada provinciale Ortona-Tollo, pomeriggio. In una insenatura della carreggiata ricavata per la sosta temporanea delle auto, una macchina parcheggia parallelamente alla corsia di marcia. Nell’abitacolo ci sono due individui. Al momento convenuto, forse grazie a un complice che li chiama sul telefonino, i due scendono dall’abitacolo, infilano velocemente due cappelli con la visiera abbassata e si nascondono dietro il veicolo. Passano una trentina di secondi e scorgono da lontano la Fiat Uno che si avvicina. È il loro bersaglio. Quando l’utilitaria sta per affiancarli, uno dei due impugna la calibro 22, si alza di scatto, aggira il veicolo che lo ha tenuto nascosto dalla parte anteriore ed esplode tre colpi contro la portiera dell’auto che gli passa davanti, lato passeggero. Il conducente della Fiat Uno frena, sbanda, invade l’opposta corsia di marcia, litiga con lo sterzo per raddrizzare il mezzo e poi, con un colpo di acceleratore, fugge verso la salvezza. Gli attentatori, invece, tornano sul loro veicolo, cambiano direzione di marcia rispetto a quella della sosta e via. Forse volevano lanciare un messaggio di avvertimento, o gambizzare il conducente o comunque ferirlo. Ma da quella distanza ravvicinata avrebbero potuto ammazzarlo.

Le indagini. I carabinieri della compagnia di Ortona, del comando provinciale e della scientifica arrivano sul posto qualche più tardi. È la vittima dell’attentato a reclamare aiuto: rientrato a casa, si confida con i familiari e chiede consiglio su che cosa deve fare. Teme per la sua vita e sa che i suoi sicari potrebbero riprovarci presto. La zona degli spari viene battuta a fondo dagli investigatori: i tre bossoli sono ancora lì. Ci sono anche le tracce lasciate dagli attentatori: scarpe, pneumatici qualche cicca di sigaretta. Anche la Fiat Uno del miracolato viene perlustrata partendo dal recupero dei proiettili nell’abitacolo e dall’esame della portiera perforata con i tre colpi. Il veicolo sarà poi sottoposto a sequestro per i confronti con i risultati balistici.

L’arresto e la denuncia. Partono gli accertamenti sugli attentatori: a dare un contributo alle indagini è la stessa vittima dell’agguato. E presto gli investigatori giungono alla conclusione. La calibro 22 viene trovata in casa di uno dei sospettati: un napoletano, come quello scampato all’attentato. La pistola è inviata al Reparto investigativo speciale dei carabinieri (Ris) di Roma per gli accertamenti del caso e per le perizie balistiche. L’uomo è arrestato. L’arma da fuoco era tenuta senza permesso. Anche il complice, campano pure lui, quello che era sulla strada, viene identificato e accusato degli stessi reati, in concorso: per lui scatta la denuncia. Gli atti sono ancora al vaglio della Procura di Chieti, in un fascicolo nella stanza del sostituto procuratore Marika Ponziani, per possibili ulteriori sviluppi.

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