Agriturismi, unità in calo
Roccascalegna, il sindaco: «Sinergie con gli enti pubblici»
ROCCASCALEGNA. In calo il numero delle aziende agrituristiche, anche se quelle rimaste risentono della crisi in modo meno marcato rispetto alle altre tipologie di ricettività. Questo è il quadro che emerge da un’indagine negli agriturismi presenti nel territorio frentano.
Il caso più evidente è senza dubbio Roccascalegna che negli anni Novanta non era sbagliato appellare come il “comune degli agriturismi”: ben 16. Oggi ne sono rimasti sei che offrono anche quaranta posti letto. In percentuale minore, anche in altri centri molte strutture agrituristiche hanno chiuso battenti, complice anche una legislazione che consentiva la ristrutturazione di vecchi casolari che, dopo un certo numero di anni tornavano a essere abitazioni private.
A livello regionale, alcuni anni, fa la Forestale ha eseguito controlli riscontrando delle truffe. Oggi gli agriturismi attirano più turisti rispetto agli alberghi a 3 stelle, 20,9 % rispetto al 16,2 %; seguono i B&B (13,6%), gli alberghi a 4 e 5 stelle (10%) e le case private (8,3%). Un altro dato incoraggiante è che gli agriturismi catturano soprattutto una clientela giovanile e questo sia per i prezzi (per un pasto medio ci vogliono sui 25 euro) e sia per il tipo di pietanze proposte (la riscoperta della cucina tradizionale è un trend che non conosce flessione).
Da non sottovalutare è che per dormire in un agriturismo mediamente bastano 20 euro. «È necessario adoperarsi per un'azione sinergica tra agriturismi ed enti pubblici», afferma il sindaco, Domenico Giangiordano, «perché solo così è possibile essere competitivi. Il nostro territorio è vocato a questa tipologia di offerta e bisogna scommettere, per esempio, sui tour operator affinché il turista sia indirizzato alla scoperta di realtà che combinano tradizione con le garanzie moderne».
Matteo Del Nobile
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