Anche i precari in fila con i poveri

Nel 2010 oltre 3mila persone hanno bussato alle porte della Caritas teatina

CHIETI. Le nuove povertà avanzano. La perdita del posto di lavoro o il parcheggio in cassa integrazione e mobilità affamano le famiglie teatine, che sempre più spesso si rivolgono alla Caritas per chiedere una mano. Nel 2010 oltre 3 mila persone hanno bussato a centro di ascolto, mense e casa d'accoglienza Mater Populi Teatini per chiedere aiuto. Nella parrocchia del Santissimo Crocifisso allo scalo, poi, le domande di aiuto sono triplicate. Se prima erano poco più di 10 famiglie a chiedere sostegno alimentare o abiti al centro d'ascolto di don Gino Marino, da circa un anno ne sono almeno 40 e ogni giorno in mensa, per il pranzo, si presentano oltre 20 persone. Domanda che sempre più è locale.

«Se prima il 70% delle richieste era espresso dagli immigrati», dice don Gino, «oggi la percentuale si capovolge e sono i teatini ad avere più bisogno». «Faticano a pagare le bollette e l'affitto», racconta Mario Olivieri della Mater populi teatini, «in tanti, dopo aver azzerato i risparmi, cominciano a vendere macchine e la casa dove hanno da sempre vissuto». Chi sono i nuovi poveri? «I precari con stipendio di 500 euro al mese o le famiglie che hanno perso anche l'unico reddito da lavoro a disposizione e che non hanno diritto agli ammortizzatori sociali», risponde don Gianfranco Travaglini, uno dei due direttori della Caritas diocesana e responsabile dei centri d'ascolto e formazione, «ci sono poi i pensionati con una casa di proprietà e 500 euro di assegno, che non hanno diritto ai sussidi degli enti, i cosiddetti"poveri non assistibili», e soffrono molto anche le famiglie monoparentali con malati psichici a carico, soprattutto tra i 25 e i 45 anni d'età».

A Chieti le grandi vertenze occupazionali, dal caso Villa Pini, a Burgo e Sixty, hanno messo in ginocchio intere famiglie. Nel 2010 le ore di cassa integrazione sia ordinarie che straordinarie, stando alla Cgil, sono state 1 milione 070 mila 977 e hanno significato la perdita di salario per oltre 2milioni 166mila euro, circa 3mila 126 all'anno per ciascuno dei 693 lavoratori interessati. Chi era in mobilità, invece, ha perso circa 4mila e 200 euro in un anno. «Le storie che ci arrivano sono pesanti», dice Michele Marchioli, segretario provinciale della Cgil, «minano alla stabilità familiare e ci consegnano gravi disagi socio-economici. Fa riflettere il fatto che in diversi hanno dovuto persino vendere la macchina, mezzo fondamentale per chi vuole competere nella ricerca di un lavoro».

L'arcidiocesi di Chieti Vasto ha istituito alla fine del 2009, per volere dell'arcivescovo Bruno Forte, il microcredito etico- sociale, che si è affiancato al Prestito della speranza della Cei. Si tratta di fondi che prestano denaro a persone in difficoltà, che poi lo restituiranno a piccole rate, senza interessi, in un periodo di tempo che va dai 3 ai 5 anni e che vede in sinergia la Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina. «In un anno e mezzo», afferma Franco Silvestri, responsabile del microcredito per l'arcidiocesi di Chieti-Vasto, «sono stati elargiti 106 prestiti per un ammontare di 424 mila euro, di cui il 50 per cento circa proprio su Chieti». Le sofferenze aumentano, però, e star dietro diventa difficile. Ora c'è bisogno di integrare il fondo per andare avanti con altri prestiti. Chi volesse contribuire può versare una propria offerta sul conto corrente numero 72479645 intestato, alla'Arcidiocesi Chieti-Vasto, Caritas diocesana, con l'indicazione della causale"Microcredito 2011".

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