Angelini, per la Cassazione non andava arrestato
Bocciato il ricorso della procura di Chieti e confermato quanto stabilito dal tribunale del riesame dell'Aquila: l'imprenditore non poteva inquinare le prove, nè ripetere il reato di bancarotta fraudolenta, per questo non andava arrestato
CHIETI. I giudici dell'alta corte hanno rigettato il ricorso della Procura di Chieti che aveva contestato la scarcerazione dell'imprenditore Vincenzo Angelini disposta dal tribunale del riesame dell'Aquila. Quindi la Cassazione conferma la tesi che l'ex proprietario del gruppo sanitario Villa Pini non poteva essere arrestato come, invece, dispose nel marzo scorso la procura di Chieti con l'accusa di bancarotta fraudolenta.
Il riesame dell'Aquila nel decidere la rimessa in libertà dell'imprenditore puntualizzò che Vincenzo Angelini non poteva inquinare le prove e non c'era nessun rischio che potesse ripetere il reato di bancarotta fraudolenta, per questi motivi non andava arrestato. Oggi, invece, alle 18, a Chieti nello studio del notaio De Cinque ci sarà la stipula del contratto d'affitto della clinica, all'imprenditore della sanità, Nicola Petruzzi.
Il riesame dell'Aquila nel decidere la rimessa in libertà dell'imprenditore puntualizzò che Vincenzo Angelini non poteva inquinare le prove e non c'era nessun rischio che potesse ripetere il reato di bancarotta fraudolenta, per questi motivi non andava arrestato. Oggi, invece, alle 18, a Chieti nello studio del notaio De Cinque ci sarà la stipula del contratto d'affitto della clinica, all'imprenditore della sanità, Nicola Petruzzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA