Arrestato con pistola e cocaina dentro casa Fu indagato e scagionato per il delitto Neri
Finisce in carcere Christian Di Tella, 39 anni, inizialmente coinvolto e poi dichiarato estraneo all’omicidio di Pescara del 2018 L’arma sequestrata ieri è dello stesso calibro di quella utilizzata per ammazzare il 28enne, colpito a un fianco e alla testa
MIGLIANICO. Custodiva in casa una pistola e una partita di cocaina. Christian Di Tella, pescarese di 39 anni, è stato arrestato a Miglianico dai carabinieri. In passato, l’uomo – insieme ad altre tre persone – era stato indagato e poi scagionato per il sequestro di persona e l’omicidio di Alessandro Neri, ammazzato a 28 anni il 5 marzo 2018 con due colpi di pistola, a un fianco e alla testa. L’arma sequestrata ieri nell’abitazione di Di Tella, una 7.65, è dello stesso calibro di quella che fu utilizzata sei anni fa per uccidere il giovane di Santa Teresa di Spoltore, ritrovato vicino al torrente di Fosso Vallelunga, a Pescara, quasi al confine con Francavilla al Mare. Un delitto, che colpì molto l’opinione pubblica, rimasto senza colpevoli.
Il blitz dei carabinieri della stazione di Miglianico è scattato ieri mattina. Di Tella, che si trovava in detenzione domiciliare per scontare una vecchia condanna passata in giudicato, è stato trovato in possesso di circa 160 grammi di cocaina. Al di là del quantitativo rilevante, per l’accusa non c’è alcun dubbio che si tratti di sostanza stupefacente destinata allo spaccio anche alla luce del fatto che sono stati rinvenuti bilancini e materiale per il confezionamento delle dosi.
Ma non finisce qui: dall’abitazione sono spuntati anche una pistola e alcuni proiettili, detenuti illegalmente. Ora l’arma sarà sottoposta a una serie di accertamenti tecnici per verificare se abbia già sparato e se sia stata utilizzata per compiere azioni criminali, a partire dai fatti di sangue avvenuti in Abruzzo. Di Tella è ora rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo.
L’arrestato, difeso dall’avvocato Mauro Faiulli, nelle prossime ore comparirà davanti al tribunale di Chieti per l’udienza di convalida: nel corso dell’interrogatorio, potrà decidere di fornire la sua versione dei fatti, rispondendo alle domande del giudice, o di avvalersi della facoltà di restare in silenzio.
Ad aprile dello scorso anno, il giudice di Pescara Nicola Colantonio – su richiesta del pubblico ministero Luca Sciarretta – archiviò così le posizioni di Di Tella e di altre tre persone: «Nessun addebito di responsabilità può muoversi nei confronti degli indagati: le risultanze dell’attività d’indagine, pur facendo emergere sospetti, non permettono di identificare i malfattori che realizzavano l’omicidio di Alessandro Neri», che aveva stretto «rapporti privilegiati con soggetti che erano soliti effettuare traffici illeciti di sostanze stupefacenti».
Di Tella fu coinvolto per la disponibilità di un’auto sospetta. Ma la stessa procura ha sostenuto: «Si evince che gli elementi indiziari acquisiti non appaiono gravi, precisi e concordanti. Ciò vale innanzitutto per l’Audi A6 in uso a Di Tella, che non è possibile ricondurre con certezza all’autovettura (per vero molto somigliante) ripresa il 5 marzo 2018 dalle telecamere installate nel centro di Pescara (in relazione alle indagini sulla Fiat 500 di Neri parcheggiata nel cuore della città, ndr)». Così come dal telefono di Di Tella «non sono emersi elementi idonei a localizzare con certezza l’indagato sui luoghi dell’omicidio».
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