Arrestato per la morte del buttafuori

San Salvo, la Procura generale dell’Aquila manda in carcere uno due artigiani per la rissa in cui perse la vita Cosimo Cava

SAN SALVO. 27 gennaio 2007: alla fine di una cena fra amici a Piana Sant’Angelo si scatena una rissa. Colpito con calci e pugni perde la vita Cosimo Cava, buttafuori di origine pugliese da anni residente nel Vastese. Due dei protagonisti della rissa vengono accusati di omicidio volontario e rissa aggravata. La prima accusa cade subito, resta in piedi la rissa aggravata.19 febbraio 2014: i carabinieri della caserma di San Salvo su disposizione della Procura generale della repubblica presso la Corte d’appello dell’Aquila, al termine di un lungo e travagliato iter giudiziario, arrestano Marco Fabrizio, 44 anni: deve scontare la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di rissa aggravata.

I fatti. All’alba del 27 gennaio 2007 i carabinieri trovano nei pressi di un casolare di campagna a Piana Sant’Angelo, il cadavere di un uomo di 40 anni. L’uomo ha il volto tumefatto ed è pieno di ecchimosi. L’autopsia stabilisce che è morto a causa dei calci e dei pugni ricevuti. I carabinieri scoprono che il quarantenne è morto durante una rissa a seguito di una emorragia al setto nasale. Dopo qualche giorno vengono denunciate sette persone. Marco Fabrizio, 44 anni, e Alberto Zimarino, 38 anni, rispettivamente un invitato della cena e il proprietario del casolare in cui si era tenuto il conviviale, vengono accusati di omicidio volontario e rissa.

Il processo. Il 14 novembre 2010 la Corte d’Assise di Lanciano ha assolto gli imputati con formula piena accogliendo la tesi dei difensori, gli avvocati Nicola Artese, Emanuela De Nicolis, Giovanni e Antonello Cerella. Un anno dopo è iniziato il processo d’appello. A fine ottobre 2012 Fabrizio e Zimarino vengono condannati dalla Corte d’Appello dell’Aquila a 3 anni e 6 mesi per rissa aggravata dall’omicidio. Il 10 dicembre è iniziato il processo in Cassazione.

L’arresto. A fine 2013 la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso formulato dalla difesa degli imputati e ha confermato la sentenza d’appello che a quel punto è diventata definitiva. Due giorni fa la Procura generale della Repubblica dell’Aquila ha disposto l’esecuzione della sentenza per Fabrizio. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Torre Sinello. «Ho già presentato l’istanza di affidamento ai servizi sociali come previsto dalla legge», spiega l’avvocato Artese. L’uomo quindi potrà uscire dal carcere e sarà affidato in prova ai servizi sociali.

Le parti civili. Nessuna sentenza potrà ridare alla famiglia di Cosimo Cava il loro congiunto, ma le parti civili - la moglie e un figlio della vittima - rappresentante dagli avvocati Orazio Vesco e Carlo Paone, hanno accolto con soddisfazione la sentenza della Cassazione.

Paola Calvano

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