Assalto al blindato a Roma, libero il black bloc arrestato a Chieti
Il tribunale del riesame di Roma scarcera lo studente della d'Annunzio
CHIETI. Leonardo Vecchiolla da ieri sera ha lasciato il carcere di Madonna del Freddo. Secondo il Riesame di Roma non ci sono indizi gravi perché lo studente di psicologia della d'Annunzio, arrestato per gli scontri di Roma, possa essere trattenuto in carcere. Le motivazione dei giudici della libertà non si conoscono, si sapranno questa mattina.
Ma evidentemente per i giudici romani, alla base di quelle gravissime accuse mosse dai carabinieri dei Ros nei confronti dello ragazzo di 23 anni, di Ariano Irpino, iscritto alla facoltà di psicologia dell'ateneo teatino, non c'erano elementi certi e sufficienti a trattenerlo in carcere. Solo una conversazione telefonica con un amico, carpita dai carabinieri di Ariano Irpino per altri fatti, nella quale il giovane che aveva comunque partecipato alla manifestazione del 15 ottobre degli Indignati, raccontava di quello che era successo a Roma: «Hai visto cosa abbiamo fatto?».
La frase fatidica che ha mandato Vecchiolla dietro le sbarre il 22 ottobre scorso. Una vittoria bella e buona per l'avvocato Sergio Acone che difende il giovane campano e che ha sempre sostenuto che niente accusava il suo assistito: né una foto né una ripresa. Il giovane è stato arrestato per tentato omicidio, devastazione e saccheggio.
Secondo gli investigatori è tra quelli che hanno attaccato il furgone blindato dei carabinieri a colpi di pietre, bombe molotov e altri oggetti, proprio nelle vicinanze di piazza San Giovanni. Il carabiniere, ferito, era stato costretto a fuggire, prima che il mezzo fosse dato alle fiamme.
Accuse gravissime convalidate dai giudici di Chieti che poi hanno trasmesso gli atti a Roma. Il ragazzo, che vive nella casa dello studente del Villaggio Mediterraneo, è stato fermato mentre era in procinto di partire per la Val di Susa, dove il giorno dopo era in programma una manifestazione anti Tav. (k.g.)
Ma evidentemente per i giudici romani, alla base di quelle gravissime accuse mosse dai carabinieri dei Ros nei confronti dello ragazzo di 23 anni, di Ariano Irpino, iscritto alla facoltà di psicologia dell'ateneo teatino, non c'erano elementi certi e sufficienti a trattenerlo in carcere. Solo una conversazione telefonica con un amico, carpita dai carabinieri di Ariano Irpino per altri fatti, nella quale il giovane che aveva comunque partecipato alla manifestazione del 15 ottobre degli Indignati, raccontava di quello che era successo a Roma: «Hai visto cosa abbiamo fatto?».
La frase fatidica che ha mandato Vecchiolla dietro le sbarre il 22 ottobre scorso. Una vittoria bella e buona per l'avvocato Sergio Acone che difende il giovane campano e che ha sempre sostenuto che niente accusava il suo assistito: né una foto né una ripresa. Il giovane è stato arrestato per tentato omicidio, devastazione e saccheggio.
Secondo gli investigatori è tra quelli che hanno attaccato il furgone blindato dei carabinieri a colpi di pietre, bombe molotov e altri oggetti, proprio nelle vicinanze di piazza San Giovanni. Il carabiniere, ferito, era stato costretto a fuggire, prima che il mezzo fosse dato alle fiamme.
Accuse gravissime convalidate dai giudici di Chieti che poi hanno trasmesso gli atti a Roma. Il ragazzo, che vive nella casa dello studente del Villaggio Mediterraneo, è stato fermato mentre era in procinto di partire per la Val di Susa, dove il giorno dopo era in programma una manifestazione anti Tav. (k.g.)
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