Assistenza domiciliare «Pazienti in abbandono»
Il vicesindaco Valente: «È un massacro, la situazione peggiora ogni giorno di più» Utenti rassicurati ma restano ancora in attesa delle visite degli specialisti
LANCIANO. «La situazione anziché migliorare, peggiora. C’è un imbarbarimento, un decadimento sociale, pazienti lasciati all’abbandono. È un massacro». Non usa mezzi termini il vicesindaco Pino Valente per descrivere quanto sta accadendo in città sull’assistenza domiciliare integrata, negata dalla metà di febbraio a centinaia di pazienti in nome dell’appropriatezza del servizio. Oltre mille i casi di persone in Adi alle quali la responsabile del distretto sanitario, Rosa Borgia, ha cancellato ogni assistenza per rivederla in nome dell’appropriatezza. Oltre 700 i casi di Adi concessi in passato senza averne necessità - due pazienti su tre secondo la Borgia - e circa a 200 quelli attualmente in carico. Molti sono i casi da rivalutare da parte della commissione medica Uvm (Unità valutazione multidisciplinare) che ,assieme al direttore del distretto, concede l’assistenza.
«Quello che sta accadendo a Lanciano è incredibile ed è una presa per i fondelli dei pazienti», segnala Valente, «adesso stanno rivendendo le cartelle già analizzate e togliendo il servizio alle persone alle quali l’avevano ridato. È il caos. È accaduto a una paziente la donna colpita da sclerosi che è diventata un po’ il simbolo della protesta dei pazienti Adi, a cui hanno prima tolto improvvisamente l’assistenza, poi, dopo essere finita due volte in ospedale, gliel’hanno ridata e ora tolto di nuovo. Deve rivolgersi alle cliniche private convenzionate. Ma nelle cliniche non ci sono posti».
Che cosa fare? Indicazioni dovevano arrivare dal consiglio comunale convocato per lunedì ma salterà perché mancano alcuni documenti.
«Capisco i consiglieri di minoranza che vogliono avere i documenti per discutere di alcuni punti», dice Valente, «ma almeno l’Adi poteva essere affrontata. Bisogna capire quanto tempo ancora i pazienti dovranno attendere per sapere se avranno o meno l’assistenza, e capire come si stanno effettuando i controlli e chi li sta eseguendo».
Oltre ai casi di pazienti a cui l’assistenza è stata tolta, ci sono persone che, nonostante le rassicurazioni, stanno ancora aspettando la visita degli specialisti. È il caso di una donna di 66 anni, colpita da due tumori, un ictus e che da sette anni è su una sedia a rotelle. «Sono andato al distretto giorni fa per prenotare un prelievo a domicilio per mia madre», racconta F.O., di Lanciano, «e ho voluto sapere i motivi per i quali lei, che ha avuto due tumori e un ictus ed è da sette anni su una sedia a rotelle, da un mese non usufruisce della fisioterapia. Mi hanno risposto che dovevo rifare la domanda per avere la commissione medica. Cosa che ho fatto, anche se non vedo che cosa debba verificare una commissione su un caso così chiaro. Ad ogni modo mi hanno assicurato che nel pomeriggio avrebbero mandato la commissione medica a casa per il controllo. Ebbene, mia madre sta ancora aspettando».
Teresa Di Rocco
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