Assovasto sceglie l’erede di Tumini e punta su Dassori
Il 1° febbraio l’elezione del presidente degli imprenditori dopo le dimissioni del decano degli industriali
VASTO. Fare sistema mettendo insieme le migliori energie per rilanciare l’economia del territorio. Le imprese non si arrendono alla crisi. Nel momento più drammatico dell’ultimo ventennio, Confindustria e Assovasto cercano soluzioni per riuscire a superare il 2013. Non sarà facile per il successore di Gabriele Tumini, al comando di Assovasto per tre mandati, vincere la sfida con un futuro sempre più incerto.
L’elezione del nuovo presidente ufficiosamente è in programma il 1° febbraio ma potrebbe anche slittare di qualche giorno. Da giorni circola con insistenza il nome del possibile successoredi Tumini: Marcello Dassori, giovane e preparato imprenditore vastese. Sono tanti gli industriali pronti a puntare su di lui. Dassori piace anche a Confindustria. Al momento sembra quindi la persona più adatta a portare avanti il lavoro svolto da Tumini.
Assovasto nata nel 1990 con 25 associati, nel 2010 ne aveva 122, 77 imprese di Vasto, 35 di San Salvo, 10 di Gissi. Nel 2012 gli associati sono diventati novanta. Nel 2013 potrebbero diminuire ancora.
I sindacati in questi giorni parlano di una nuova fuga delle aziende e di tante imprese che chiudono. Non a caso la Cgil ha avviato due mesi fa un censimento per cercare di aiutare in quale modo i lavoratori che restano senza occupazione. A raccontare la crisi sono i numeri. Negli ultimi due anni il fatturato di Assovasto che a fine 2010 aveva superato i 300 milioni di euro è sceso sensibilmente. La crisi sta creando grossi problemi. Le infrastrutture non aiutano.
Le richieste di aiuto alla politica non si contano più. In linea con Confindustria Chieti,Assovasto probabilmente continuerà a puntare sull’aggregazione delle imprese auspicando una politica economica capace di coniugare rigore e sviluppo.
L’economia del Vastese non è mai stata così male. Gli indici economici non sono affatto rassicuranti. Nel decennio che va dal 1995 al 2005 la crescita dell’Abruzzo è stata superiore alla media italiana. Dal 2006 è iniziata la parabola discendente.
Dal 2010 c’è un crollo verticale negli appalti pubblici. Il tasso di disoccupazione continua a salire. Il credit crunch aumenta la sofferenza delle imprese.
«La politica ha il dovere di fare funzionare bene la pubblica amministrazione combattendo prima di tutto i tempi elefantici della burocrazia: a Roma ma anche in Abruzzo», ripete da mesi il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera. «Per migliorare le cose occorre collaborare tutti e rilanciare le infrastrutture del Vastese, primo fra tutti il porto di Punta Penna», è la ricetta dell’imprenditore. (p.c.)
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