Bagarre elettorale sulla lirica
Di Stefano: al teatro penso io. Legnini e Ricci: è autogol.
CHIETI. Finanziamenti al teatro? «Ci pensa» Fabrizio Di Stefano. Una nota dell’ufficio stampa del senatore del Pdl infiamma il confronto sulle sorti della lirica al Marrucino, i cui fondi sono bloccati dalla giunta del presidente Chiodi. Intervento definito come un autogol dal sindaco Ricci e dal parlamentare del Pd, Giovanni Legnini. «Ho chiesto un incontro urgente all’assessore regionale Mauro Di Dalmazio», scrive Di Stefano, «per chiedergli di sbloccare i finanziamenti per il teatro di Chieti». Il parlamentare tollese fa sapere di aver raccolto «l’appello rivoltogli da un lungo elenco di artisti di chiara fama, dipendenti ed ex dipendenti della istituzione e “amici della lirica al Marrucino” affinché il teatro - che è teatro di tradizione, riconoscimento lirico di Stato - non chiuda i battenti alla musica».
Di Stefano parla di una vera e propria mobilitazione promossa dall’ex direttore artistico del Marrucino, il maestro Sergio Rendine, alla quale hanno aderito numerosi artisti e personalità che hanno ricoperto incarichi prestigiosi come Marzio Conti, già direttore principale dell’orchestra del teatro. «La stagione della prosa è cominciata», sottolinea il senatore del Pdl, «mentre la lirica è ancora ferma al palo. Si tratta di una impasse che non può essere tollerata e, in attesa che con l’ormai prossimo cambio di guida dell’amministrazione comunale di Chieti vengano superate definitivamente queste problematiche, diventa prioritario sbloccare nel minor tempo possibile i fondi necessari». Affermazione, quest’ultima, che suscita lo sconcerto del sindaco e del senatore Legnini.
«Finalmente qualcuno del centrodestra avverte il dovere di fare qualcosa per il Marrucino», ironizza Legnini, «un’iniziativa con la quale sostanzialmente si ammette tardivamente l’inerzia e l’inadempienza della Regione, che pure aveva tentato una goffa giustificazione con una conferenza in pompa magna qualche settimana fa, dopo la nostra denuncia. Stupisce», prosegue Legnini, «che un preciso obbligo della Regione venga fatto oggetto di un tentativo di attività propagandistica. Nessuno di noi, quando la Regione fino a un anno fa erogava i finanziamenti dovuti e anche di più di quelli del passato (1.150 milioni per l’anno 2005, 1.140 milioni per il 2006, 1.120 milioni per il 2007, 1.340milioni per il 2008, ai quali vanno sommati ulteriori 1.550 milioni nel 2007 e nel 2008 per il finanziamento del progetto «Rete per lo spettacolo»), si permise di fare propaganda.
Il denaro è pubblico ed è destinato alla cultura, non a sostenere la corsa elettorale di qualcuno. E’ triste altresì vedere come qualche artista, che peraltro non ha nessun rapporto con il teatro, si presti a incursioni politiche di tal genere. Non è commentabile infine il presagio dell’imminente cambio dell’amministrazione a Chieti, decisione che spetta agli elettori e non al senatore Di Stefano, dal quale mi aspetterei un maggior senso delle istituzioni». Le parole del senatore del Pdl provocano inevitabilmente la reazione del sindaco. «La dichiarazione di Di Stefano», ribatte Ricci, «è una chiara ammissione di colpa su tutta la vicenda dei finanziamenti bloccati per il Marucino. Come avevamo più volte sottolineato, il blocco era una chiara manovra politica contro questa amministrazione tanto sgradita e ora l’appello all’assessore Di Dalmazio, porta il senatore a una vera ammissione di responsabilità sulla quale non avevamo alcun dubbio. Le bugie come si vede vengono (quasi) sempre a galla, e come le bugie, siamo certi che anche le certezze del Pdl saranno, nei fatti, smentite».
Di Stefano parla di una vera e propria mobilitazione promossa dall’ex direttore artistico del Marrucino, il maestro Sergio Rendine, alla quale hanno aderito numerosi artisti e personalità che hanno ricoperto incarichi prestigiosi come Marzio Conti, già direttore principale dell’orchestra del teatro. «La stagione della prosa è cominciata», sottolinea il senatore del Pdl, «mentre la lirica è ancora ferma al palo. Si tratta di una impasse che non può essere tollerata e, in attesa che con l’ormai prossimo cambio di guida dell’amministrazione comunale di Chieti vengano superate definitivamente queste problematiche, diventa prioritario sbloccare nel minor tempo possibile i fondi necessari». Affermazione, quest’ultima, che suscita lo sconcerto del sindaco e del senatore Legnini.
«Finalmente qualcuno del centrodestra avverte il dovere di fare qualcosa per il Marrucino», ironizza Legnini, «un’iniziativa con la quale sostanzialmente si ammette tardivamente l’inerzia e l’inadempienza della Regione, che pure aveva tentato una goffa giustificazione con una conferenza in pompa magna qualche settimana fa, dopo la nostra denuncia. Stupisce», prosegue Legnini, «che un preciso obbligo della Regione venga fatto oggetto di un tentativo di attività propagandistica. Nessuno di noi, quando la Regione fino a un anno fa erogava i finanziamenti dovuti e anche di più di quelli del passato (1.150 milioni per l’anno 2005, 1.140 milioni per il 2006, 1.120 milioni per il 2007, 1.340milioni per il 2008, ai quali vanno sommati ulteriori 1.550 milioni nel 2007 e nel 2008 per il finanziamento del progetto «Rete per lo spettacolo»), si permise di fare propaganda.
Il denaro è pubblico ed è destinato alla cultura, non a sostenere la corsa elettorale di qualcuno. E’ triste altresì vedere come qualche artista, che peraltro non ha nessun rapporto con il teatro, si presti a incursioni politiche di tal genere. Non è commentabile infine il presagio dell’imminente cambio dell’amministrazione a Chieti, decisione che spetta agli elettori e non al senatore Di Stefano, dal quale mi aspetterei un maggior senso delle istituzioni». Le parole del senatore del Pdl provocano inevitabilmente la reazione del sindaco. «La dichiarazione di Di Stefano», ribatte Ricci, «è una chiara ammissione di colpa su tutta la vicenda dei finanziamenti bloccati per il Marucino. Come avevamo più volte sottolineato, il blocco era una chiara manovra politica contro questa amministrazione tanto sgradita e ora l’appello all’assessore Di Dalmazio, porta il senatore a una vera ammissione di responsabilità sulla quale non avevamo alcun dubbio. Le bugie come si vede vengono (quasi) sempre a galla, e come le bugie, siamo certi che anche le certezze del Pdl saranno, nei fatti, smentite».