FOSSACESIA
Bambin Gesù trafugato, gli autori scrivono al sindaco: "Chiediamo scusa"
Di Giuseppantonio: "“Ho apprezzato il pentimento degli autori, ma mi aspetto da loro una telefonata prima di fermare l’azione d’indagine avviata"
FOSSACESIA. Hanno risposto all'appello del sindaco Enrico Di Giuseppantonio e hanno chiesto scusa. Con una lettera anonima, indirizzata al sindaco, infilata sotto la porta d’ingresso dell’ufficio Anagrafe e stato civile, gli autori del trafugamento di alcuni giorni fa del Bambinello dal presepe allestito in piazza Alessandro Fantini e ritrovato in un altro allestimento dedicato alla natività nell’abbazia di San Giovanni in Venere, hanno chiesto scusa al primo cittadino e a tutti i fossacesiani per il gesto attuato.
“Volevamo innanzitutto scusarci per il nostro gesto giudicato come un atto di vandalismo", scrivono nella lettera scritta via computer, "il nostro non voleva essere un gesto mirato a offendere la religione o a urtare la sensibilità altrui, bensì solo un gesto di goliardia fatta tra amici per ridere senza rendersi conto delle conseguenze morali e legali che avrebbe comportato questo gesto fatto con troppa superficialità".
"Dato che non abbiamo arrecato alcun tipo di danno al Bambin Gesù ma l’abbiamo semplicemente spostato da un posto ad un altro", si legge ancora nella lettera", sempre nei confini del paese, anche in un luogo visitato come l’abbazia, in modo che sicuramente sarebbe stato ritrovato. Chiediamo ulteriormente scusa ai cittadini che si sono ritenuti offesi per questo gesto barbarico e speriamo che la comunità possa perdonare questo atto di stupidità”.
“Ho apprezzato il pentimento degli autori", ha commentato il sindaco Di Giuseppantonio, che dopo il trafugamento ha sporto denuncia ai carabinieri, "ma mi aspetto da loro una telefonata chiarificatrice prima di fermare l’azione d’indagine avviata dagli uomini dell’Arma. Mi auguro che qualcuno di loro si faccia sentire per capire meglio cosa li ha spinti a spostare il Bambinello. Io, non rivelerò a nessuno le loro identità. Intato, apprezzo davvero la loro lettera”.