<strong>Agricoltura. </strong>La Cantina Frentana dà il via al progetto per arginare la crisi del settore vitivinicolo
Banca dei vigneti per salvare la produzione
ROCCA SAN GIOVANNI. Una banca dei vigneti per salvare la terra, le tradizioni e la viticoltura. E' il nuovo progetto della Cantina Frentana contro l'estirpazione dei vigneti che da qualche mese è la piaga del settore oltre ai costi di produzione e di vendita del tutto impazziti e l'invecchiamento della popolazione rurale.
La banca nasce proprio per salvare il salvabile. Da mesi i produttori e le cantine sociali fanno appello alle istituzioni per arginare la crisi. Una bella minaccia è rappresentata dagli incentivi della direttiva europea per disfarsi di vitigni ormai vecchi: da un lato è un modo per salvaguardare la qualità del vino, ma dall'altro c'è il rischio concreto dell'estinzione di terreni e viti ancora in grado di produrre. La Cantina Frentana, invece, vuole aumentare la sua superificie di vitigni e la percentuale di uve conferite.
La banca dei vigneti non è altro che la presa in carico di vitigni di pregio che altrimenti sarebbero destinati all'abbandono o all'estirpazione. «Senza passaggi di mano in mano e senza la prospettiva che la terra vada incolta», spiega il presidente della cantina Carlo Romanelli, «i vitigni saranno recuperati e resteranno sotto la gestione diretta della cantina. L'obiettivo è evitare che questi vigneti escano dal circuito dei soci conferenti e offrire, nel contempo, una prospettiva occupazionale ad alcuni giovani che desiderano restare in campagna, ma dispongono di poca terra».
Per il momento le terre "recuperate" sono intorno ai 15 ettari. L'iniziativa è stata studiata anche sentendo il parere dei patner commerciali della cantina, sia in Italia che all'estero, e la decisione comune è stata quella di avviare i vigneti della "banca" all'agricoltura biologica per progettare una nuova linea di vini.
«Non vogliamo lasciare nulla all'improvvisazione», continua Romanelli, «i nostri collaboratori agronomi daranno il loro contributo tecnico e scientifico: fare seriamente agricoltura biologica richiede più impegno e conoscenze rispetto all'agricoltura tradizionale. Ecco perchè chiediamo aiuto anche alle istituzioni locali, affinchè il nostro possa diventare un progetto pilota per tutta la regione». (d.d.l.)
La banca nasce proprio per salvare il salvabile. Da mesi i produttori e le cantine sociali fanno appello alle istituzioni per arginare la crisi. Una bella minaccia è rappresentata dagli incentivi della direttiva europea per disfarsi di vitigni ormai vecchi: da un lato è un modo per salvaguardare la qualità del vino, ma dall'altro c'è il rischio concreto dell'estinzione di terreni e viti ancora in grado di produrre. La Cantina Frentana, invece, vuole aumentare la sua superificie di vitigni e la percentuale di uve conferite.
La banca dei vigneti non è altro che la presa in carico di vitigni di pregio che altrimenti sarebbero destinati all'abbandono o all'estirpazione. «Senza passaggi di mano in mano e senza la prospettiva che la terra vada incolta», spiega il presidente della cantina Carlo Romanelli, «i vitigni saranno recuperati e resteranno sotto la gestione diretta della cantina. L'obiettivo è evitare che questi vigneti escano dal circuito dei soci conferenti e offrire, nel contempo, una prospettiva occupazionale ad alcuni giovani che desiderano restare in campagna, ma dispongono di poca terra».
Per il momento le terre "recuperate" sono intorno ai 15 ettari. L'iniziativa è stata studiata anche sentendo il parere dei patner commerciali della cantina, sia in Italia che all'estero, e la decisione comune è stata quella di avviare i vigneti della "banca" all'agricoltura biologica per progettare una nuova linea di vini.
«Non vogliamo lasciare nulla all'improvvisazione», continua Romanelli, «i nostri collaboratori agronomi daranno il loro contributo tecnico e scientifico: fare seriamente agricoltura biologica richiede più impegno e conoscenze rispetto all'agricoltura tradizionale. Ecco perchè chiediamo aiuto anche alle istituzioni locali, affinchè il nostro possa diventare un progetto pilota per tutta la regione». (d.d.l.)
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