Banda del buco al Centauro
Portati via oro e monili. Danni per 500mila euro.
CHIETI. Ai ladri non piace l’argento. Meglio, molto meglio l’oro che luccica nelle vetrine e tutti i preziosi custoditi nei forzieri. E’ una prima traccia per cercare di individuare la gang che la notte scorsa ha fatto irruzione nel centro commerciale «Il Centauro». La banda del buco è entrata in azione tra sabato e domenica, ben sapendo come muoversi e cosa fare per centrare gli obiettivi: due casseforti custodite nella gioielleria «La Torre prezioni sas», uno dei negozi specializzati che opera all’interno del centro della grande distribuzione in via Masci. Sostanzioso il bottino: circa 500mila euro, secondo le prime stime dei danni fornite dalla titolare della gioielleria. Soltanto l’argento è rimasto nei forzieri. Spariti tutti gli altri oggetti realizzati forgiando il metallo più prezioso: collari, bracciali, orologi e diamanti.
I ladri hanno portato via anche i monili che i clienti avevano depositato nella gioielleria per le riparazioni. Ieri mattina, all’orario di apertura della galleria, le addette alla vendita hanno constatato che il negozio era stato ripulito. Dopo aver scalato uno dei muri esterni del Centauro, i ladri hanno agito indisturbati e con grande determinazione a giudicare dalla precisione del foro realizzato nel muro da cui è stato possibile accedere facilmente nella gioielleria. I militari della compagnia, agli ordini del capitano Aldo Manzo, hanno accertato che il foro praticato nel tratto di condotta della aria condizionata si collega al tetto della struttura. Da qui, i malviventi si sono calati prima di entrare nel locale di esposizione della gioielleria.
Utilizzando una mola flessibile, si sono poi concentrati a scassinare le due casseforti posizionate sul retro del negozio. Al lavoro di indagine è stato chiamato anche il personale specializzato della sezione investigazioni scientifiche del reparto operativo dei carabinieri, che ha rilevato una serie di tracce e repertato gli arnesi utilizzati e lasciati sul posto dalla banda del buco. Appena possibile, saranno visionati i filmati della videosorveglianza e avviate le verifiche tecniche sull’impianto d’allarme per capire come sia stato disattivato o come mai non sia entrato in funzione.
Sconsolata, la titolare della gioielleria preferisce rimanere nell’anonimato. «Deve essere per forza qualcuno che lavora o ha lavorato qui», dice, «si capisce che i ladri hanno agito potendo avvalersi di una mappa del Centauro, in ogni caso dimostrando di conoscere molto bene i locali». Tra le ipotesi di indagine, non si esclude che a operare in appoggio alla gang ci sia stata la presenza di un basista.
I ladri hanno portato via anche i monili che i clienti avevano depositato nella gioielleria per le riparazioni. Ieri mattina, all’orario di apertura della galleria, le addette alla vendita hanno constatato che il negozio era stato ripulito. Dopo aver scalato uno dei muri esterni del Centauro, i ladri hanno agito indisturbati e con grande determinazione a giudicare dalla precisione del foro realizzato nel muro da cui è stato possibile accedere facilmente nella gioielleria. I militari della compagnia, agli ordini del capitano Aldo Manzo, hanno accertato che il foro praticato nel tratto di condotta della aria condizionata si collega al tetto della struttura. Da qui, i malviventi si sono calati prima di entrare nel locale di esposizione della gioielleria.
Utilizzando una mola flessibile, si sono poi concentrati a scassinare le due casseforti posizionate sul retro del negozio. Al lavoro di indagine è stato chiamato anche il personale specializzato della sezione investigazioni scientifiche del reparto operativo dei carabinieri, che ha rilevato una serie di tracce e repertato gli arnesi utilizzati e lasciati sul posto dalla banda del buco. Appena possibile, saranno visionati i filmati della videosorveglianza e avviate le verifiche tecniche sull’impianto d’allarme per capire come sia stato disattivato o come mai non sia entrato in funzione.
Sconsolata, la titolare della gioielleria preferisce rimanere nell’anonimato. «Deve essere per forza qualcuno che lavora o ha lavorato qui», dice, «si capisce che i ladri hanno agito potendo avvalersi di una mappa del Centauro, in ogni caso dimostrando di conoscere molto bene i locali». Tra le ipotesi di indagine, non si esclude che a operare in appoggio alla gang ci sia stata la presenza di un basista.