Bidella trovata morta nel garage, prova del Dna sul marito indagato
Le tracce di sedativi emerse dai primi esami sono risultate compatibili con il loro uso terapeutico Si attendono le conclusioni del medico legale. Testamento della donna 4 mesi prima del decesso
LANCIANO. È stato sottoposto al prelievo del Dna, Aldo Rodolfo Di Nunzio, marito di Annamaria D'Eliseo, la bidella 60enne trovata morta nel garage di casa con un cavo elettrico intorno al collo. È questa, al momento, l'unica rilevante novità, dal sopralluogo dello scorso agosto, nel giallo dell'Iconicella che, a distanza di due mesi e mezzo, è ancora in bilico tra suicidio e omicidio. Di Nunzio, indagato per omicidio volontario, nei giorni scorsi si è recato nella caserma dei carabinieri per fare un tampone salivare. Ad oggi non risultano accertamenti o comparazioni disposti dalla Procura di Lanciano con il materiale genetico dell'uomo. Non sono stati analizzati neanche i cavi elettrici trovati intorno al collo della donna il 15 luglio scorso quando il marito, scendendo nel garage-cantina, avrebbe trovato Annamaria appesa al soffitto. L'ex vigile del fuoco, 70 anni, avrebbe deposto a terra il corpo della moglie e chiamato il 112.
Un pezzetto di filo elettrico, trovato in mezzo ai capelli della donna, è stato invece sequestrato in sede di autopsia, effettuata il 21 luglio all'ospedale di Fermo dal medico legale Cristian D'Ovidio. Il consulente dei pm Serena Rossi e Francesco Carusi, tuttavia, non ha ancora depositato i risultati della perizia autoptica, che ha previsto ulteriori analisi di laboratorio, in particolare sul solco rinvenuto sul collo della vittima, eseguiti all'Università di Chieti.
Si apprende, intanto, che gli esami tossicologici hanno evidenziato tracce di sedativi, ma compatibili con un uso terapeutico. Altri tasselli, infine, sono arrivati dal sopralluogo nella villetta dell'Iconicella, dove l’attenzione maggiore è stata posta sul solaio. Qui sarebbe stata individuata una trave grezza con sopra pignatte rotte dove la donna avrebbe potuto far passare, attraverso i fori del laterizio, il filo elettrico con cui si sarebbe in seguito lasciata cadere nel vuoto. La presenza, però, di una ragnatela intatta, in corrispondenza della pignatta rotta, lascerebbe intatti anche i dubbi sul gesto volontario. Anche se per la difesa di Di Nunzio, rappresentata dagli avvocati Fiorenzo Cieri e Claudio Nardone, ci sarebbero altri possibili appigli, come un chiodo d'acciaio e un gancio della lampadina.
«Di Nunzio si è sottoposto senza problemi al prelievo del Dna, non ha nulla da temere», dice l'avvocato Cieri, «desidera che la vicenda si concluda al più presto. Nei giorni scorsi ha avuto anche l'autorizzazione della Procura per prelevare dal garage, con i carabinieri presenti, alcuni utensili per la vendemmia».
Altra circostanza emersa di recente è che Annamaria D'Eliseo aveva fatto testamento alcuni mesi prima di morire. «Era febbraio-marzo», conferma l'avvocato Elisabetta Merlino, che patrocina i cinque figli della coppia, «periodo in cui Annamaria era molto preoccupata per un grave problema di salute di cui soffriva».
La difesa potrebbe, invece, utilizzare questo elemento a sostegno della tesi del suicidio. Indicazioni utili alla verità sulla morte della 60enne, ancora una volta, arriveranno dalle conclusioni sull'autopsia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Un pezzetto di filo elettrico, trovato in mezzo ai capelli della donna, è stato invece sequestrato in sede di autopsia, effettuata il 21 luglio all'ospedale di Fermo dal medico legale Cristian D'Ovidio. Il consulente dei pm Serena Rossi e Francesco Carusi, tuttavia, non ha ancora depositato i risultati della perizia autoptica, che ha previsto ulteriori analisi di laboratorio, in particolare sul solco rinvenuto sul collo della vittima, eseguiti all'Università di Chieti.
Si apprende, intanto, che gli esami tossicologici hanno evidenziato tracce di sedativi, ma compatibili con un uso terapeutico. Altri tasselli, infine, sono arrivati dal sopralluogo nella villetta dell'Iconicella, dove l’attenzione maggiore è stata posta sul solaio. Qui sarebbe stata individuata una trave grezza con sopra pignatte rotte dove la donna avrebbe potuto far passare, attraverso i fori del laterizio, il filo elettrico con cui si sarebbe in seguito lasciata cadere nel vuoto. La presenza, però, di una ragnatela intatta, in corrispondenza della pignatta rotta, lascerebbe intatti anche i dubbi sul gesto volontario. Anche se per la difesa di Di Nunzio, rappresentata dagli avvocati Fiorenzo Cieri e Claudio Nardone, ci sarebbero altri possibili appigli, come un chiodo d'acciaio e un gancio della lampadina.
«Di Nunzio si è sottoposto senza problemi al prelievo del Dna, non ha nulla da temere», dice l'avvocato Cieri, «desidera che la vicenda si concluda al più presto. Nei giorni scorsi ha avuto anche l'autorizzazione della Procura per prelevare dal garage, con i carabinieri presenti, alcuni utensili per la vendemmia».
Altra circostanza emersa di recente è che Annamaria D'Eliseo aveva fatto testamento alcuni mesi prima di morire. «Era febbraio-marzo», conferma l'avvocato Elisabetta Merlino, che patrocina i cinque figli della coppia, «periodo in cui Annamaria era molto preoccupata per un grave problema di salute di cui soffriva».
La difesa potrebbe, invece, utilizzare questo elemento a sostegno della tesi del suicidio. Indicazioni utili alla verità sulla morte della 60enne, ancora una volta, arriveranno dalle conclusioni sull'autopsia.
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