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Bimo chiede altri sacrifici I lavoratori: ora basta

MOZZAGROGNA. Si prospettano ancora molti sacrifici per i dipendenti della Bimo-Irplast, fabbrica con sede legale a Empoli, ma con uno stabilimento altamente specializzato ad Atessa che occupa 172...

MOZZAGROGNA. Si prospettano ancora molti sacrifici per i dipendenti della Bimo-Irplast, fabbrica con sede legale a Empoli, ma con uno stabilimento altamente specializzato ad Atessa che occupa 172 operai, di cui circa 35 a rischio perdita del posto di lavoro. Il tavolo che doveva discutere della crisi della fabbrica che produce pellicole da imballaggio in polipropilene, un derivato del petrolio, si è concluso in tarda serata con prospettive poco rassicuranti.

Se da un lato l’azienda, su pressione dei sindacati e della Provincia, è disposta a rivedere il numero degli esuberi e a concedere qualche contratto di solidarietà al posto dei licenziamenti, dall’altro la crisi è dura da sostenere con i costi e i ritmi finora affrontati dall’azienda. L’incontro è andato avanti a oltranza fino alla tarda serata di ieri. Presenti le Rsu di fabbrica, i rappresentanti dell’azienda, il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, e l’assessore provinciale alle politiche del lavoro Paolo Sisti. Assenti i rappresentanti della Regione.

Il braccio di ferro si è tenuto soprattutto riguardo i licenziamenti, ma anche su altre richieste avanzate dall’azienda che ha sostenuto che si può garantire il futuro della fabbrica soltanto attraverso i sacrifici dei dipendenti. Sacrifici che potrebbero consistere in una dilazione del pagamento di alcune voci contrattuali, nel blocco per tre anni del pagamento dei buoni pasto (già ridotti in passato da 7 a 5 euro) e nella rinuncia ad alcuni giorni di festività scambiandoli per ferie. Altre soluzioni, come quella di commercializzare prodotti di alta qualità per sostenere le linee produttive in affanno, sembrerebbero non praticabili. Ma si attende l’esito dell’incontro per oggi.

Intanto dal pomeriggio di ieri davanti ai cancelli della sede di Confindustria in località Cerratina, sono scesi a manifestare una cinquantina di dipendenti della Bimo-Irplast. «Fino a qualche anno fa questa azienda era florida e occupava 210 dipendenti», racconta Domenico Di Biase, da 19 anni nello stabilimento di contrada Saletti, «oggi sono rimasti tutti lavoratori che non possono essere ricollocati per età e per qualifica. Se la fabbrica perde 35 dipendenti significa che nel giro di pochi anni andrà a chiudere». «Ci sono costi altissimi da sostenere non solo dal punto di vista della materia prima, ma anche per quanto riguarda l’elettricità», interviene Domenico Sacco, da 29 anni in Bimo, «e la concorrenza dei paesi emergenti è spietata. In Serbia e in Bulgaria si produce un prodotto simile a uno dei nostri con meno della metà dei costi. Non ci sono alternative di ricollocamento per noi dipendenti altamente specializzati nell’uso di macchinari tecnologicamente complessi, nè in Val di Sangro, nè in Abruzzo: esisteva una fabbrica come la nostra all’Aquila, ma ha chiuso».

Daria De Laurentiis

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