«Biomasse, ecco tutti i rischi»

Convegno dell'associazione Nuovo senso civico sulla centrale di Treglio

LANCIANO. Conviene bruciare legno? Come recepisce l'ambiente una centrale a biomasse? Quali sono le sostanze che si liberano nell'ambiente? E quanto incidono sulla salute dei cittadini? Una sala affollatissima ha ascoltato, ieri pomeriggio a Palazzo degli studi a Lanciano, queste ed altre domande nel corso del convegno organizzato da Nuovo senso civico, l'associazione che, prima di ogni altra, si è accorta della creazione di un impianto di energia da biomasse a Treglio. Erano assenti i rappresentanti del comune di Treglio, di Provincia e Regione.

Dietro il tavolo dei relatori sedeva, invece, il sindaco di Lanciano, Filippo Paolini. «Nelle battaglie contro il petrolio mi sono fatto tanti nemici», dice Paolini, «ma questa è una battaglia di civiltà. Forse bisognava fare prima questo incontro».

«Siamo qui per capire», esordisce Alessandro Lanci, presidente dell'associazione, «vogliamo sapere se si abbassano le bollette della luce, se ci saranno nuovi posti di lavoro e se l'impianto non è dannoso per la salute. Se avremo delle risposte convincenti a queste domande, si potranno costruire dieci centrali, se no, gli imprenditori andassero a investire altrove».

BIOMASSE LEGNOSE.
L'energia che produce la combustione di legno non è pulita. Lo ha spiegato il professore Federico Valerio, dell'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova. «Il legno», interviene, «a parte le civiltà dell'antico Egitto, non ha mai sostenuto lo sviluppo economico così come è stato ad esempio per il carbone. E questo perché le prestazioni sono peggiori. Dal punto di vista delle emissioni si calcola che, a parità di energia prodotta, per assurdo, un impianto a carbone o a metano producono un inquinamento atmosferico nettamente inferiori rispetto a quello prodotto da un impianto a biomasse legnose».

GLI INQUINANTI.
Le sostanze prodotte sono numerose: idrocarburi, diossine, furani, ossidi di azoto, mercurio, benzopirene. A fare paura sono però le polveri sottili, le cosiddette nanopolveri del tutto evitabili, secondo il professor Valerio, se al posto della combustione per trasformare le biomasse in energia si usassero dei microrganismi, un po' come già avviene con le stoppe di granoturco trasformate in bioetanolo.

LE MALATTIE.
Le polveri sottili viaggiano veloci. Lo ha chiarito il professor Domenico Angelucci, anatomopatologo dell'università d'Annunzio di Chieti. «Le polveri grosse vengono bloccate dai peli del naso o dal muco dei brochi», spiega. «Quelle sottili entrano negli alveoli dei polmoni e nell'organismo che per contrastarle produce alcune sostanze. Sono queste che provocano, ad esempio, un addensamento del sangue o la produzione di elementi cancerogeni. Il cancro è solo una delle tante conseguenze dell'inquinamento da polveri sottili, ci sono gli infarti, gli ictus, perfino l'Alzheimer è tra i rischi da fattori esogeni».

ANALISI DEL RISCHIO.
«Treglio è una realtà vulnerabile», dice Paolo Stoppa, docente di geochimica alla d'Annunzio, «e questo perché il suo sviluppo si è mischiato tra agricoltura, attività residenziale e industriale. E sussiste il rischio sismico. Non c'è un sostanziale beneficio dall'uso di biomasse, essendo assente la possibilità di una rete di teleriscaldamento. La quantità di sostanze prodotte, tra ceneri e fumi è talmente complessa che non sappiamo quali possono essere le conseguenze per l'ambiente e la salute. Non aggiungiamo rischi a quelli che già ci sono sul territorio, la natura reagisce violentemente a ciò che non capisce».

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